NAPOLI – Dall’8 gennaio 2021 è disponibile su Spotify, Spreaker, Apple Podcast e su tutte le principali app gratuite per l’ascolto dei Podcast, Pompei. La città viva, il podcast prodotto da Piano P, piattaforma italiana dei podcast giornalistici, per il Parco Archeologico di Pompei, in collaborazione con Electa, realizzato in occasione della prossima riapertura al pubblico dell’Antiquarium di Pompei.
Si tratta di sei episodi (Il museo vivente; Vivere a Pompei: dall‘arte allo street food; Cinquantamila volte Hiroshima; volti della ricerca; La città dell‘amore; Dal Grand Tour a Lonely Planet) nei quali viene raccontata la storia di Pompei, dalla tragica eruzione del Vesuvio, che nel 79 dopo Cristo fece scomparire una città intera sotto una coltre di cenere e lapilli, alla scoperta casuale che diede inizio agli scavi nel 1748, fino all‘ultimo straordinario rilancio del Parco Archeologico.
Tra gli studiosi che hanno contribuito alla ricostruzione della vita quotidiana di Pompei, dal cibo all‘erotismo, dall‘architettura delle domus ai giardini – mettendola in relazione con i nostri tempi – ci sono la scrittrice Valeria Parrella, il regista Pappi Corsicato, Catharine Edwards, docente di Classici e Storia Antica al Birkbeck College di Londra; lo scrittore Maurizio De Giovanni, la giornalista e scrittrice Andrea Marcolongo e molti altri.
In particolare Cesare De Seta, professore emerito di Storia dell’Architettura all’Università Federico II di Napoli e Anna Ottani Cavina, docente di Storia dell’Arte alla Johns Hopkins University di Bologna, analizzano l‘influenza che Pompei ha esercitato sulla cultura degli ultimi tre secoli, dal pensiero illuminista sulla catastrofe alla fascinazione dei viaggiatori romantici del Grand Tour fino ai best–seller sugli ultimi giorni prima della tragedia. E con la scrittrice e giornalista Maria Pace Ottieri si scoprono innumerevoli punti di contatto con la realtà di oggi, a cominciare dal rischio che corrono i 700.000 abitanti dei sette Comuni dell‘area vesuviana.
«Quelle rovine – afferma Maurizio De Giovanni – ci dicono che siamo sostanzialmente gli stessi. Quella città, con i suoi mercati e le sue case, con la sua divisione tra una borghesia commerciale e i suburbi popolari, ricalca nella stessa identica maniera quella che sarebbe oggi la città, se la si fotografasse in una situazione simile. E speriamo che non avvenga mai».