NAPOLI – Dopo 20 anni di chiusura totale (2002) e una parziale riapertura nel 2016 – relativa all’ambiente di ingresso dell’atrio e a quelli circostanti – viene finalmente restituita al pubblico la domus simbolo di Pompei, la Casa dei Vettii.
L’edificio è stato restaurato (a partire dal 2016) sotto la direzione di Massimo Osanna, oggi Direttore Generale dei Musei, con la collaborazione di esperti, tra archeologi, architetti, restauratori, ingegneri, strutturisti e esperti di giardinaggio.
Proprio Osanna ha definito questa restituzione al pubblico una “riapertura epocale che segna il termine di una storia di restauro lunga e travagliata, che negli ultimi anni si è avvalsa del modello vincente del Grande Progetto Europeo, sia nella gestione dei finanziamenti sia delle risorse umane, ma con la differenza che in questo caso il tutto è stato gestito, dalla progettazione agli interventi, con le forze interne del Parco. Un passaggio fondamentale che suggella l’autonomia e il successo della gestione ordinaria di Pompei, ormai esempio riconosciuto a livello internazionale”.
Il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha commentato: “Pompei rappresenta un unicum mondiale ed è un luogo dove noi tocchiamo con mano il valore non solo storico e antropologico ma anche economico della nostra cultura”.
“La riapertura della Casa dei Vettii – ha aggiunto – è il coronamento di un percorso pluriennale di pieno recupero degli Scavi di Pompei. Da oggi il pubblico potrà tornare ad ammirare un ambiente unico nel suo genere, inaccessibile da vent’anni. Ringrazio il personale del parco archeologico per aver reso possibile questo autentico regalo al mondo”.
“La casa dei Vettii – sottolinea Gabriel Zuchtriegel, Direttore del Parco archeologico di Pompei – è la storia del mondo romano rinchiusa in una casa, la ‘casa museo’ della romanità per così dire: ci troviamo affreschi mitologici e sculture in bronzo e in marmo, di eccezionale qualità artistica, che parlano del rapporto complesso tra modelli greci e rielaborazioni romane, ma anche la vita economica e sociale della città. I proprietari, liberti e dunque ex schiavi, sono espressione di una mobilità sociale che due secoli prima sarebbe stata impensabile. Diventano ricchi con il commercio di prodotti agricoli del territorio intorno a Pompei, ma quanto pare nella loro casa fu esercitata anche la prostituzione, da parte di una schiava greca, che apparteneva ai gruppi più deboli della società”.
La domus
Scavata tra il 1894 e il 1896, la casa dei Vettii apparteneva a due liberti, Aulus Vettius Conviva e Aulus Vettius Restitutus, arricchitisi con il commercio del vino.
Il sontuoso apparato decorativo della casa, realizzato dalle migliori maestranze dell’epoca, riflette sia la ricchezza del territorio della città, dove si produceva il vino per l’esportazione in tutto il Mediterraneo, sia la mobilità sociale, che consentiva a due ex schiavi di salire ai livelli più alti della società locale.
Nelle varie stanze della casa, oltre 1000 metri quadrati, attorno al primo atrio e affacciate sul peristilio abbondavano le decorazioni pittoriche, tra cui scene mitologiche. Scene erotiche erano invece rapresentate in un ambiente adiacente alla cucina, nel quartiere servile. L’ambiente, in passato, fu dotato di una porta di ferro per consentirne l’accesso ai soli uomini adulti, una barriera rimossa solo pochi giorni prima della riapertura della casa.
Si è ipotizzato che la stanza fosse luogo di prostituzione, una teoria questa che sembra trovare riscontro nel rinvenimento, sulla parete sinistra del vestibolo, di un’iscrizione in cui una donna di nome Eutychis, “greca e di belle maniere”, veniva offerta per due assi (Eutychis Graeca a(ssibus) II moribus bellis).
Gli interventi di restauro
Il restauro della Casa dei Vettii si è svolto in diverse fasi. La domus aveva già subito alcuni interventi parziali, il più possibile reversibili, realizzati nell’ambito della collaborazione tra la Soprintendenza Archeologica di Pompei (ora Parco Archeologico di Pompei) e l’Istituto Centrale per il Restauro (ora Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro).
Riaperta parzialmente nel 2016, la domus è stata poi richiusa per l’avvio di un cantiere nel 2020, appena concluso. Gli attuali interventi hanno messo a sistema le parti preesistenti con opere di nuova progettazione, completando le coperture della casa e consolidando la struttura con l’impiego di tecniche e materiali moderni.
Di particolare complessità si è rivelata la rimozione di strati di cera, apportati sugli affreschi nel passato con l’intenzione di proteggerli e farli risplendere: un metodo altamente dannoso che ha inoltre oscurato molti dettagli delle raffinate pitture.
Il giardino del peristilio (giardino colonnato), che disponeva di un articolato sistema di condotte d’acqua e piccole fontane, è stato restaurato con l’inserimento di copie delle statue originali conservate negli spazi espositivi e nei depositi del Parco archeologico.
La ricchezza degli apparati decorativi e del ricco corredo di arredi del giardino ha imposto un accurato intervento di conservazione, attraverso opere di pulitura, stuccatura e integrazione, che hanno consentito il recupero della leggibilità di ogni più piccolo dettaglio, oltre che delle originarie cromie.
Nel giardino state state inoltre piantate antiche specie vegetali riprodotte nel vivaio all’interno del Parco, nell’ambito di un progetto che prevede la valorizzazione di giardini storici e la messa in produzione delle aree verdi della città antica attraverso partenariati con agricoltori e produttori del territorio.