“I tre architetti” è la serie di Francesco Conversano e Nene Grignaffini, a cura di Michael Obrist, in onda venerdì 25 gennaio alle 21.15 su Rai5.
Come dicono i Maestri della filosofia zen, è necessario procedere per sottrazione. Svuotare per accogliere. In questa lezione si può forse trovare il “misticismo” e l’idea dello “spazio assoluto” di Mies van der Rohe in una concezione di Architettura Moderna che allo stesso tempo tiene conto di qualcosa di antico e profondo. “Less is more” è il celebre motto attorno al quale ruota la filosofia del grande architetto.
Il documentario a lui dedicato pone molta attenzione al Padiglione Tedesco per l’Esposizione Universale di Barcellona del 1929, considerato uno dei capolavori dell’architettura del Novecento.
Segue l’esperienza di Mies van der Rohe al Bauhaus e, infine, il suo trasferimento negli Stati Uniti, con un focus sui grandi progetti come il Seagram Building di New York e le opere progettate e costruite a Chicago che ne “inventarono” lo skyline.
La visione di Mies van der Rohe era estremamente complessa e influenzò altre discipline artistiche. Un altro grande personaggio della cultura del secolo scorso come John Cage – stupefatto dalla percezione della bellezza di un temporale da un appartamento di Lake Shore Drive, progettato e costruito tra il 1945 e il 1951 a Chicago dall’architetto, disse di lui: “Isn’t it splendid of Mies to have invented lighting too?”, colpito dall’immediatezza e dalla presenza del fenomeno naturale osservato e percepito attraverso la trasparenza e la leggerezza della costruzione dell’edificio di acciaio e vetro.