ROMA – “Nessuno avrebbe potuto immaginare che questo ‘pittore della domenica’, per un fatto non dipendente dalla sua volontà, per la perdita del lavoro, sarebbe diventato uno dei più grandi artisti dell’arte moderna”. Così il professor Emilio Gentile parla di un maestro della pittura, il “pennello” di Tahiti e dei Mari del Sud: Paul Gauguin. A lui “Il Tempo e la Storia” – il programma di Rai Cultura condotto da Massimo Bernardini.
Una vita, quella di Gauguin, che cambia radicalmente in un anno: il 1883, quando perde il lavoro di agente di cambio. Da quel momento, per lui, esisterà solo la pittura. Dopo un primo periodo parigino, si trasferisce nel 1886 a Pont Aven, un paesino della Bretagna. Qui comincia ad affinare l’interesse per le culture semplici e il “primitivismo”, prima della parentesi in Provenza, nel 1888, su invito dell’amico Vincent Van Gogh con il quale, pero’, litiga. Torna in Bretagna e, nel 1891, compie il passo decisivo: parte per Tahiti.
E, al suo arrivo, scrive alla moglie una lettera in cui la realtà gli appare molto più bella di quanto non si rivelerà davvero: “Questa descrizione – dice il professor Gentile – fa parte del mito che ha spinto Gauguin ad andare ad Tahiti perché s’illude che la vita costi poco e che si possa vivere nella totale innocenza. L’immagine che trasmette alla moglie è un’immagine del mito che è stato distrutto dalla colonizzazione francese. Arriva nel giugno del 1891 in una cittadina molto borghese. Sono tutti vestiti con delle lunghe palandrane. Sbarca con i capelli lunghi e viene scambiato per un omosessuale, si deve tagliare i capelli per entrare in questa società borghese, ma non l’accolgono?”.
Non è una vita facile, Gauguin – che continua a creare capolavori – riparte per la Francia, ma non riesce a star lontano dai Mari del Sud dove cerca, soprattutto, l’isolamento. Una ricerca continua che lo porta, nel 1901, alle isole Marchesi, nel Pacifico orientale. È la scelta definitiva, l’approdo del suo percorso umano e artistico.