ROMA – Quello che rende l’Italia unica e invidiata nel mondo è che qui, come dice lo storico dell’arte Antonio Paolucci, “il museo esce dai suoi confini, si moltiplica, occupa ogni angolo della città, sta all’ombra di ogni campanile”. Il Belpaese insomma è un “museo diffuso”.
Nella puntata del 2 febbraio il professor Paolucci è ad Empoli per visitare il Museo della Collegiata di Sant’Andrea, che ospita opere di importanti artisti toscani del Quattro e Cinquecento commissionate nel tempo dalla comunità locale: dal fonte battesimale di Bernardo Rossellino al Compianto di Masolino, dai rilievi di Mino da Fiesole alla Annunciazione di Francesco Botticini. Artisti che hanno contribuito a delineare l’identità della città, sopravvissuta al tempo e alla guerra, come testimoniano anche le opere conservate nella chiesa di S. Stefano degli Agostiniani.
Da qui poi il professor Paolucci ci conduce al ‘museo santuario’, ovvero al Duomo di Orvieto, il cui profilo si staglia in cima alla rocca dell’ultima città sulla via che conduceva a Roma dal nord e dal centro Europa. Il complesso è una straordinaria raccolta di capolavori: dalla facciata con i bassorilievi che illustrano le storie del Vecchio e Nuovo testamento fino al Giudizio Universale, all’interno con le Cappelle del Corporale e di San Brizio affrescate e decorate da artisti come Beato Angelico e Luca Signorelli.