ROMA – Sono tre le indagini attraverso le quali i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale sono stati in grado di recuperare importanti beni d’arte e reperti archeologici. La prima indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Spoleto, ha portato al ritrovamento di due importantissimi capitelli romanici, provento di un furto ai danni della cripta di S. Giovanni in Leopardis in Borgorose (RI). La riuscita dell’operazione è frutto del costante monitoraggio nel settore antiquario e dei capillari controlli amministrativi su tutto il territorio nazionale.
In questo caso la verifica è stata eseguita presso un antiquario umbro. Qui sono stati localizzati i due capitelli variamente decorati, con motivi fitomorfi (foglie di acanto stilizzate con elementi stellari), zoomorfi ed antropomorfi, provenienti dal complesso monastico benedettino del Cicolano, menzionato, per la prima volta nella Bolla papale di Anastasio IV del 21 gennaio 1153. Nel 1981 la cripta fu restaurata dal Comune di Borgorose, ma pochi anni dopo, nel dicembre 1984, subì un gravissimo ed irreparabile danno: ignoti, approfittando del pubblico disinteresse, spezzarono cinque colonne che sostenevano altrettanti capitelli, rubandoli e provocando così il crollo di parte delle volte e la rovina dell’intera struttura architettonica.
La seconda indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, scaturisce da un controllo presso un’importante fiera internazionale di antiquariato di Firenze. Presso uno stand della fiera, il personale del Reparto Operativo del Comando Carabinieri T.P.C. ha individuato, tra i vari beni esposti, una scultura in marmo del XVIII Sec., raffigurante una testa di Giove. L’opera è risultata essere quella asportata il 18 giugno del 2013 dal complesso monumentale Villa Albani Torlonia di Roma. Le indagini, condotte esaminando i singoli passaggi e la documentazione a corredo dell’opera, hanno consentito di risalire al ricettatore, personaggio già noto ai Carabinieri per fatti analoghi.
Infine, la terza operazione si è sviluppata a partire dal 2011, a seguito di attività d’indagine in ambito internazionale, tesa a contrastare il traffico illecito di beni numismatici di provenienza italiana, in particolare attraverso il monitoraggio delle aste di settore. In quell’occasione erano stati individuate persone dedite alla commercializzazione di monete di natura archeologica, soprattutto verso gli U.S.A. e la Svizzera. Dall’analisi dei tabulati venivano accertati diversi collegamenti con pregiudicati per reati specifici, localizzati in Sicilia. Lo sviluppo dell’attività investigativa, denominata “Principato”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma e dal Ministero Pubblico di Lugano, ha portato alla perquisizione delle cassette di sicurezza intestate ad uno degli indagati, presso le sedi della UBS di Chiasso e Zurigo. Le operazioni hanno consentito di rinvenire materiale numismatico e beni di diversa tipologia ed epoca, in particolare: reperti archeologici di epoca compresa tra il IV Sec. a.C. ed il VI Sec. d.C., monete romane e magnogreche, medaglie, nonché monili in bronzo. Recentemente, a conclusione dell’indagine, i militari della Sezione Archeologia del Reparto Operativo, hanno proceduto al rimpatrio ed alla confisca dei beni risultati di sicura provenienza illecita dall’Italia, ovvero: 345 monete romane e magnogreche, 2 fibule in bronzo, 44 medaglie, 1 timbro in bronzo. Il valore dei reperti rimpatriati ammonta a circa cinquecentomila euro.
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