FIRENZE – Dopo quasi un anno di restauro e riallestimento, il Salone di Donatello al Museo Nazionale del Bargello torna oggi ad accogliere il pubblico. Un ritorno atteso, che coinvolge non solo uno degli ambienti più monumentali del palazzo fiorentino – con i suoi 18 metri di altezza e una superficie di 445 metri quadrati – ma soprattutto un luogo cardine per la comprensione della scultura rinascimentale. Un ambiente che è al tempo stesso sala museale e contenitore di memoria civica, architettonica e politica: qui, nel Trecento, si riunivano le massime autorità cittadine; qui fu pronunciata la condanna a morte in contumacia di Dante Alighieri.
Un tempio della scultura del Quattrocento
A oltre un secolo dall’intitolazione a Donatello – avvenuta in occasione della memorabile mostra del 1887 per il V centenario della sua nascita – il Salone ospita oggi 65 opere in un allestimento completamente ripensato. Spiccano i nove capolavori donatelliani, fra cui il celeberrimo David in bronzo, collocato ora al centro della sala, e il più severo David in marmo, posto accanto al San Giorgio, in una disposizione che favorisce la lettura comparata e la percezione del salto stilistico tra le due fasi dell’artista.

Accanto a Donatello, le opere di artisti che furono suoi contemporanei, colleghi o allievi: Brunelleschi e Ghiberti con le formelle per il concorso del 1401, Luca della Robbia con la sua innovativa terracotta invetriata, e ancora Michelozzo, Desiderio da Settignano e Bertoldo di Giovanni, presenze che ampliano il racconto sulla scultura fiorentina del primo Rinascimento.
Conservazione e innovazione in dialogo
Il nuovo allestimento, curato da Ilaria Ciseri con il coordinamento di Massimo Osanna, ha perseguito una duplice direzione: conservazione delle opere e valorizzazione dell’esperienza del pubblico. Il progetto ha infatti previsto l’introduzione di dispositivi antisismici integrati nelle pedane centrali e un sistema espositivo rinnovato, basato su una nuova cromia muraria, un’illuminazione calibrata e strumenti multimediali accessibili anche ai visitatori ipovedenti.
«Il Salone di Donatello è uno dei luoghi simbolo dell’arte rinascimentale – ha dichiarato Massimo Osanna – e questa riapertura rappresenta un momento fondamentale per la valorizzazione del Bargello, in una chiave di maggiore accessibilità e lettura delle opere».
Interventi di restauro e riallestimenti
L’intervento, articolato e impegnativo, ha coinvolto quasi 2.000 metri quadrati di superfici, dalle pareti alle volte fino agli elementi lapidei, e si inserisce in un più ampio programma di restauro che, negli ultimi anni, ha interessato numerosi ambienti del museo. A guidare i lavori è stata la restauratrice Benedetta Cantini, con un’attenzione particolare anche alle opere stesse. Tra gli interventi più significativi, il restauro del tondo in terracotta invetriata di Luca della Robbia e la pulitura del San Giovanni Battista in bronzo di Michelozzo, che ha restituito inaspettate tracce di doratura.
Una nuova geografia museale
Il progetto ha anche rivisto la distribuzione di alcune opere nelle sedi d’origine, rafforzando la relazione con i loro contesti storici. Lo Stemma Martelli di Desiderio da Settignano tornerà al Museo di Casa Martelli, mentre le Sibille di Michelozzo sono già visibili al Museo di Orsanmichele. L’Annunciazione di Walter Monich è stata concessa in deposito al Museo Nazionale d’Abruzzo, a L’Aquila.
Parallelamente, nuove collocazioni interne al Bargello restituiscono coerenza e leggibilità all’intero percorso espositivo: il San Giovanni Battista in marmo di Francesco da Sangallo è stato spostato nella Sala Michelangelo, mentre l’Eros in bronzo attribuito a Guglielmo della Porta è oggi visibile nella Sala dei Bronzetti.
Dal passato al presente: una lunga storia di trasformazioni
Fin dal suo primo allestimento ottocentesco, il Salone di Donatello ha visto alternarsi scelte espositive, mostre celebrative, prestiti e rientri, adattandosi ai linguaggi museografici del tempo. Ma mai – nemmeno nei decenni di maggior affluenza o nel contesto delle grandi esposizioni come Donatello. Il Rinascimento del 2022 – si era giunti a una trasformazione tanto organica. Un cambiamento che non cancella la stratificazione storica, ma la riattiva, rendendola visibile, leggibile, accessibile.