VENEZIA – Safet Zec, pittore e incisore bosniaco di fama internazionale, è uno dei protagonisti della Biennale Arte 2024. La sua partecipazione al Padiglione Venezia “Sestante domestico” è un omaggio al suo talento e al suo profondo legame con la città lagunare dove si è stabilito nel 1998.
Zec è nato a Rogatica, in Bosnia ed Erzegovina, nel 1943. Dopo aver completato gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Belgrado, ha sviluppato una carriera artistica di successo in Jugoslavia. Tuttavia, la sua vita è stata sconvolta dallo scoppio della guerra in Bosnia nel 1992. Costretto a fuggire dal suo paese natale, Zec ha trovato rifugio a Venezia, dove ha ripreso la sua attività artistica con rinnovato vigore.
“Vorrei ricordare di essere stato un profugo -afferma l’artista -, un uomo che ha dovuto abbandonare il paese che amava, il paese dove è nato, vissuto, si è istruito, ha studiato…paese dilaniato dalla guerra e dai nazionalismi. In Jugoslavia mi ero affermato e avevo acquisito una posizione di prestigio nel mondo della pittura, che oggi mi viene altrettanto riconosciuta da Venezia, mia amata città d’adozione”.
L’atelier dell’artista nel cuore della Biennale
Zec ha voluto ricreare all’interno del Padiglione Venezia il suo atelier, uno spazio intimo e personale dove l’artista ha concepito e realizzato numerose opere. Visitando questo spazio, il pubblico ha la possibilità di immergersi nell’atmosfera creativa di Zec e di apprezzare da vicino i suoi strumenti del mestiere.
L’esposizione presenta una selezione di opere che ripercorrono la carriera artistica di Zec, dai lavori più recenti a quelli del suo periodo jugoslavo. Tra le opere più significative, Uomo e bimba (2017), un toccante dipinto che rappresenta il grido di dolore dell’artista contro l’orrore della guerra, e una serie di mani tese che simboleggiano la ricerca di aiuto e conforto da parte dell’umanità.
Oltrepassando la soglia dell’atelier, si entra in un luogo fisico e al contempo interiore, un portale verso l’anima di un artista senza tempo e schemi. Al centro di questo microcosmo creativo, il tavolo da lavoro, riprodotto in una grande tela in divenire, rispecchia quello reale dove pennelli, colori, matite, tempere, bulini, punte secche e tavolozze si incontrano in un’armonia di strumenti che danno vita all’arte. Da questa sinfonia di oggetti, Zec estrae l’essenza più profonda, la scintilla che anima ogni sua creazione.
Le opere esposte, dagli oli alle tempere, dai disegni a matita agli schizzi e studi preparatori, dai grandi dipinti alle piccole tele, raccontano la storia artistica di Zec dal suo arrivo a Venezia ad oggi. Ogni pennellata, ogni tratto, ogni sfumatura è un’emozione, un ricordo, un frammento di vita che prende forma sulla tela, coinvolgendo immediatamente l’osservatore in un vortice di emozioni.
In questo atelier della memoria, si respira l’essenza di un artista che ha trasformato il dolore in arte, la sofferenza in bellezza, la diaspora in una nuova patria creativa. Safet Zec è un narratore di storie, un testimone del suo tempo, un maestro che ci invita a guardare il mondo con occhi nuovi, a cogliere la poesia nell’ordinario, a trovare la speranza anche nell’oscurità.
Una pittura densa di pathos e di umanità
La pittura di Zec si distingue per la sua forza espressiva, la sua carica emotiva e la sua profonda umanità. I suoi lavori esplorano una vasta gamma di temi, dalla bellezza della natura al dolore della guerra, dall’esilio alla speranza. Attraverso il suo uso sapiente del colore e della materia, Zec riesce a creare immagini che catturano l’essenza dell’esperienza umana.
La pittura di Safet Zec è una vocazione totalizzante che l’artista vuole condividere con il pubblico in questo spazio “domestico e affettivo” di creazione che diventa luogo di incontro, scambio e condivisione, “fluisce con l’incontenibilità di un fiume in piena, possente e composita, lirica o tragica, dolente o gioiosa. Perché è proprio questa l’impressione che si prova nell’accostarsi alla sua opera: l’impeto tumultuoso di una scrittura solida, epica e classica, profonda e onirica...” – come affermato da Giandomenico Romanelli.
“Ho sempre vissuto l’arte come una religione, con totale dedizione. – Sottolinea Zec -Ho sempre avuto una fede cieca nel valore dell’arte e nei valori che solo l’opera dell’artista arriva a trasmettere attraverso un linguaggio senza barriere.”
“Il percorso umano e artistico di Zec – spiega Stefano Zuffi – si è sviluppato lungo l’Adriatico: prima sulla sponda dei Balcani, poi a Venezia. Non è solo un tragitto attraverso la geografia, ma anche attraverso la storia: quella delle vicende individuali, lungo i decenni con cui si è chiuso il Novecento e si è aperto il nuovo millennio; e quella di secoli di arte, profondamente amata e intensamente rivissuta nello stile di Zec.”
Un artista riconosciuto a livello internazionale
Zec ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per la sua arte. Le sue opere sono esposte in importanti musei e collezioni private in tutto il mondo. La partecipazione di Zec alla Biennale Arte 2024 è un importante riconoscimento al suo valore artistico e al suo contributo al mondo dell’arte.