“Chamber” è, o meglio, era il titolo dell’installazione dell’artista americano Dennis Oppenheim demolita nel mese di dicembre, a Busan, nella Corea del Sud. La notizia è stata però diffusa solo in questi giorni.
L’opera pubblica, concepita in occasione della Biennale di Busan 2010 sulla spiaggia di Haeundae, è stata distrutta su ordine dell’ufficio distrettuale, secondo il quale era caduta in rovina e non aveva più ”alcun valore artistico”. Disegnata da Oppenheim, ma realizzata da società sudcoreane, l’installazione venne presentata nel marzo del 2011, due mesi dopo la morte dell’artista.
L’opera di grandi dimensioni si componeva di tubi in acciaio e materiali in policarbonato, con i quali i bagnanti erano incoraggiati ad interagire, camminando tra le varie parti colorate. Il lavoro appariva usurato dalla salsedine e ulteriormente danneggiato dal tifone Chaba del 2016.
L’ufficio distrettuale ha dichiarato di aver ricevuto molte telefonate da parte di residenti nell’area che chiedevano “la rimozione dell’opera dal momento che si stava trasformando in un pugno nell’occhio”.
Ma invece di restaurare l’opera, come buona consuetudine, a dicembre 2017, i funzionari della città hanno pensato bene di smantellarla e spedire le varie parti in discarica.
In questa decisione, ovviamente, non è stata coinvolta la Real Estate di Oppenheim che detiene i diritti di proprietà intellettuale delle opere dell’artista.
Un portavoce della Biennale di Busan, commentando il fatto al quotidiano “Korea JoongAng Daily”, si è detto letteralemente sconvolto per la leggerezza e la facilità con la quale è stata presa la decisione di distruggere e gettare una preziosa opera d’arte.