VENEZIA – La pala de L’Assunta, capolavoro di Tiziano Vecellio, è tornata a splendere dopo un lungo restauro durato quattro anni, finanziato da Save Venice, uno dei comitati privati per la salvaguardia della città lagunare.
L’opera, dipinta da Tiziano tra il 1516 e il 1518, è tornata dunque a impreziosire l’abside della Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia.
La campagna di restauro
L’opera è stata oggetto di un radicale intervento che ha coinvolto decine di professionisti, per la messa in sicurezza del sito, del restauro del dipinto, che vanta una superficie di 28 metri quadrati, e dell’importante cornice lapidea che lo circonda.
L’Assunta aveva subito un importante restauro attorno al 1816, poi ancora a metà degli anni ’70 del ‘900. Ora è stata restituita con una palette di colori vibrante e luminosa, come probabilmente l’aveva pensata Tiziano nel 1516, quando gli venne commissionata da Frate Germano, superiore del Convento dei Frari e da allora i frati della Comunità ne sono custodi vigili.
L’intervento di restauro ha coinvolto in primis Padre Lino Pellanda e la comunità della Parrocchia dei Frari e quindi il Patriarcato di Venezia, la Soprintendenza ai Beni artistici lagunari, la direzione lavori affidata a Giulio Manieri Elia – direttore delle Gallerie dell’Accademia di Venezia – e il Laboratorio Scientifico della Misericordia che hanno condiviso e sostenuto l’intervento dei restauratori Giulio Bono per la parte pittorica e Egidio Arlango per quanto riguarda la cornice marmorea. Novità emersa grazie al restauro sono due angeli nei ‘pennacchi’ ai lati della cornice lapidea, quasi del tutto ‘spariti’ prima della pulizia ed ora nuovamente visibili e ben delineati, forse anch’essi opera di Tiziano.
Tutti gli interventi sono stati eseguiti in situ per evitare al capolavoro stress conseguenti lo spostamento. Tra le scelte operative più significative – spiega una nota – la decisione di smontare l’organo Mascioni risalente agli anni venti del ‘900, che era stato installato dietro alla pala ed ancorato ad essa con tutte le conseguenze che ciò comportava: dalle vibrazioni all’invasione di tarli all’impossibilità di rimozione della pala stessa in caso di necessità. L’organo, smontato, restaurato e poi ricomposto, è stato donato alla Chiesa di Santa Maria Ausiliatrice di Jesolo.