Un progetto espositivo che ripensa il confine tra terra e mare come infrastruttura ambientale e culturale, attraverso dati, visioni progettuali e pratiche artistiche
Cosa succede se si guarda l’Italia non dalla terraferma, ma dal mare? Il Padiglione Italia alla Biennale Architettura 2025 parte da questa inversione di sguardo per rimettere in discussione la linea di costa, intesa non come margine ma come dispositivo attivo, permeabile, trasformabile. Curato da Guendalina Salimei, il progetto Terrae Aquae. L’Italia e l’Intelligenza del Mare occupa le Tese delle Vergini con una mappa densa e frammentaria di interventi, visioni e dati che interrogano la relazione tra architettura, territorio e mare in chiave radicalmente contemporanea.
Una struttura-soglia che mette in tensione geografie, linguaggi e prospettive
Lo spazio espositivo si organizza come una soglia, non più solo margine geografico, ma punto di crisi e di decisione. Fin dall’ingresso, il pubblico è costretto a misurarsi con un muro orizzontale, costruito per tagliare lo spazio, evocare fratture, mettere in scena una dualità irrisolta. Da una parte, l’Italia letta dal mare, fragile e storica; dall’altra, un archivio di visioni progettuali che tenta di ripensarne il futuro. Tutto intorno, progetti selezionati con una call nazionale che ha raccolto oltre 600 contributi: visioni, strategie, ricerche, piani, speculazioni.
L’effetto complessivo è volutamente non lineare: più che una mostra, il Padiglione si comporta come un laboratorio aperto. Si parla di waterfront, di archeologie industriali da riconvertire, di infrastrutture da reinventare, di equilibri ecologici da ripensare. Ma si parla anche – senza didatticismi – di desideri, memorie e immaginari che insistono sulle coste italiane, troppo spesso sacrificate a una logica di sfruttamento senza visione.

Il mare come agente progettuale e infrastruttura cognitiva
Il mare non è qui un fondale romantico né una cornice estetica: è materia progettuale, ma anche soggetto attivo di una nuova intelligenza territoriale. Il Pontile della Ricerca, costruito come un lungo terrazzamento accessibile, è la struttura che meglio restituisce questa idea: attraversarlo significa accedere a un atlante di dati, mappe, filmati, testimonianze, ma anche lasciare spazio al dubbio progettuale e alla pluralità degli approcci.
La scelta di coinvolgere università, enti di ricerca, artisti e operatori culturali produce un risultato eterogeneo ma fertile. Il rischio della dispersione è reale, ma è anche parte del suo potenziale. L’intelligenza evocata dal titolo si costruisce per attriti, accostamenti e disallineamenti, non per sintesi forzate.
Attraversamenti artistici
Gli interventi artistici disseminati nel Padiglione non illustrano il tema, ma lo attraversano con altri linguaggi. Thomas De Falco lavora con tessuti e performance per dare forma a una colomba fragile e sospesa. Marya Kazoun costruisce un paesaggio urbano congelato di ghiaccio e vetro, ammonimento contro l’illusione di permanenza. Agnes Questionmark evoca con Draco Piscis una creatura ibrida, arcaica e post-umana. Alfredo Pirri propone un’installazione della serie Passi, fatta di specchi infranti, su cui camminare anziché riflettersi. Nessuna opera è didascalica, tutte introducono scarti percettivi e interpretativi.
Imparare a progettare con il mare
Nel Giardino delle Vergini, l’Arca di Ulisse chiude il percorso. Più che un’installazione, è un dispositivo mnemonico che raccoglie dati, reperti, frammenti come tracce lasciate dal mare sulle rive. L’arca non salva, non redime, ma conserva. E nel suo essere “naufragata” rivela una consapevolezza chiave: non basta progettare sul mare, occorre imparare a progettare con il mare.
La costa viene letta come infrastruttura ambientale in continua rinegoziazione, dove convergono fenomeni climatici, pressioni antropiche e istanze di riuso. Il valore del Padiglione risiede nella sua capacità di configurarsi come una struttura interpretativa aperta, dove le pratiche espositive si intrecciano con strumenti di ricerca, prototipazione e verifica. In questo senso, Terrae Aquae non propone soluzioni conclusive, ma contribuisce ad aggiornare l’agenda progettuale contemporanea sul fronte delle aree costiere.
Il catologo
Il catalogo del Padiglione Italia, edito da Electa, si articola in tre volumi complementari che compongono una mappa critica e sensibile di Terrae Aquae. Ispirato ai portolani medievali, il progetto editoriale raccoglie saggi, fotografie e tracce del public program per restituire la complessità del rapporto tra terra e mare in chiave contemporanea.