ROMA – Apre al pubblico il 3 aprile la mostra “Paola Pivi.World record”, a cura di Hou Hanru e Anne Palopoli. Ironica ed esagerata, fatta di grandi contrasti, di gesti stravolgenti, di oggetti presi dal quotidiano presentati in una nuova inedita veste, l’arte di Pivi invita al gioco e alla meditazione.
Tra distese di materassi disposti su due livelli e che coprono più di cento metri quadrati, occupando un terzo della galleria (World record –2018 ), cuscini intrecciati gialli e rossi, realizzati con i tessuti degli abiti dei monaci tibetani (Share, but it’s not fair – 2012), divani in miniatura fedelmente riprodotti in scala e grondanti profumo, una pelle di orso che ricorda i trofei di caccia ma è di fatto realizzata in pelliccia sintetica (Did you know I’m single? – 2010), l’artista trasforma lo spazio del museo in un mondo magico, attivando i sensi del visitatore.
D’altra parte come ha spesso ribadito Pivi, il divertimento è una delle tante chiavi di accesso possibili alla sua arte.
Le sue opere sono autentiche esperienze di meraviglia, vere e proprie imprese che plasmano e personalizzano il contesto che le circonda trasformandolo in un momento artistico puro, fantasioso e inaspettato, generano realtà nuove e impossibili.
Costruendo situazioni ai limiti del surreale, Paola Pivi crea la sua personale forma di realtà, “realtà, non realismo” – precisa l’artista – che rivendica la prerogativa di giocare con il mondo e permette che la sua arte sia vissuta per quello che è, senza racconti o rimandi, come un qualsiasi frammento di quotidianità. “In generale – afferma Pivi- noto che le persone a cui piace il mio lavoro sono persone che amano la vita o i sogni. Sono persone simili a me, persone senza paura”. E ancora “faccio la mia arte e le persone sono libere di guardarla o non guardarla; di capire o non capire; di apprezzarla o di non farsela piacere; di pensare che sia arte o che non lo sia. Non è qualcosa che pianifico. Viene fuori così, ma questo è un valore aggiunto.”
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