MILANO – Viene svelata al pubblico, dal 30 gennaio al 31 dicembre 2019, nella Chiesa di San Michele del Dosso, dove è attualmente custodita, all’interno del convento della Congregazione Orsoline di San Carlo a Milano (di fronte alla basilica di Sant’Ambrogio), La Vergine delle Rocce del Borghetto di Francesco Melzi, copia di alta qualità della celebre Sacra Conversazione leonardesca, conservata al Louvre di Parigi.
La tela dell’allievo prediletto di Leonardo da Vinci, fedele all’originale nelle dimensioni, ma realizzata su tela rettangolare e non su tavola centinata, è stata esposta precedentemente solo per poche settimane nel dicembre 2014 a Palazzo Marino, accanto alla Madonna Esterhazy di Raffaello.
La copia di Melzi – come evidenzia Raffaella Ausenda, curatrice del catalogo edito per l’occasione da Skira – è “straordinaria nella perfetta misura dell’opera, nel materiale pittorico e nella qualità del disegno delle figure”. “Sono rarissimi – spiega ancora Ausenda – i dipinti (se ne contano tre) oggi conservati in prestigiose collezioni d’arte, considerati dagli studiosi specialisti copie coeve d’alta qualità formale del capolavoro leonardesco entrato nella collezione dei re di Francia. E, anche confrontandola con queste, La Vergine delle Rocce del Borghetto le supera”.
L’opera è stata analizzata con cura da Carlo Pedretti, uno dei massimi esperti leonardeschi, il quale ha pubblicato i risultati nel catalogo della mostra del 2000, Leonardo da Vinci – scienziato, inventore, artista, organizzata dal Museo Nazionale Svizzero di Zurigo. In quell’occasione il dipinto viene considerato databile all’inizio del Cinquecento e attribuito con quasi certezza a Francesco Melzi, nobile lombardo, raffinato pittore, intimo compagno di Leonardo dal 1510 e con lui in Francia dal 1517 al 1519, anno della morte del maestro.
Nel 1997 l’opera è stata sottoposta a un intervento di restauro, durante il quale sono state effettuate analisi dei colori e della tela da parte del Dipartimento di Fisica del Politecnico ed esami fotoradiografici del Laboratorio fotografico della Soprintendenza. Queste analisi hanno portato a ritenere che la Vergine delle Rocce del Borghetto sia una copia realizzata da un discepolo, forse sotto l’occhio vigile del maestro, alla presenza del dipinto di Leonardo ora al Louvre. La radiografia, la riflettografia e l’analisi chimica delle materie hanno poi fatto emergere una qualità fisica dei colori riconducibile alla tecnica pittorica scientifica leonardesca, in cui l’uovo, alcuni oli e collanti sono usati sapientemente per creare un preciso risultato cromatico sia nel tono sia nell’effetto luminoso della pittura.
Come nella Vergine delle Rocce al Louvre, nella versione del Borghetto la scena si svolge all’aperto, davanti a rocce che formano un’abside di architettura naturale; al centro è inginocchiata la vergine Maria con la testa reclinata, che poggia la mano destra sulle spalle di San Giovannino e porge la sinistra in avanti, sopra il capo di Gesù bambino, benedicente e rivolto verso Giovanni. L’arcangelo Gabriele adolescente, inginocchiato dietro Gesù, gli accompagna dolcemente la schiena e, rivolgendosi verso gli osservatori, indica Giovanni.
Vademecum
La Vergine delle rocce del Borghetto
di Francesco Melzi
dal 30 gennaio al 31 dicembre 2019
VISITE GUIDATE
prenotazione obbligatoria sul sito
http://verginedellerocce-mi.it/#1
da lunedì a venerdì: ore 16.30 e 17.30
sabato: ore 10.00 e 11.30 – 15.00 e 17.30
domenica: ore 15.00 e 17.30
Chiesa di San Michele sul Dosso
Via Lanzone, 53 – 20123 Milano