ROMA – Se i musei sono chiusi è la città stessa che diventa museo. E’ più o meno con questa idea che i due fratelli romani, artisti/artigiani, Cristiano e Patrizio Alviti, hanno messo in piedi il progetto “Volontà di ferro” che, dal 23 novembre al 6 dicembre 2020, coinvolgerà ben 100 luoghi all’aperto della città di Roma, aggirando in questo modo gli ostacoli generati all’attuale situazione sanitaria.
Ma andiamo con ordine. L’idea di una mostra da realizzare, radunando un corpus di opere create con la tecnica dell’incisione monotipo, era già nell’aria a partire dall’inizio del 2020. A raccontarcelo è Cristiano Alviti che, raggiunto telefonicamente, ci parla di questa passione per una tecnica da loro coltivata “anche per divertimento”, negli ultimi dieci/quindici anni, nell’arco di una carriera ormai trentennale.
“Questa tecnica ci è sempre piaciuta, in particolare perché riesce a coniugare un’anima razionale, ovvero il segno inciso sulla lastra, con un’anima più irrazionale ed emotiva. Quello che rimane sulla carta inchiostrata è il ricordo, la sovrapposizione e il rincorrersi tra queste due anime. Un dualismo che rispecchia un po’ la vita stessa” – spiega Cristiano.
“A Natale – racconta ancora – Patrizio mi ha regalato un quaderno di appunti con delle stampe realizzate in formato trentacinque per cinquanta, mi è piaciuto talmente tanto che ho pensato di realizzare un lavoro simile ma in formato più grande, con lastre di ferro di tre metri per uno. Per questo ho costruito un apposito torchio che consente grandi formati, con il quale stampare con una matrice in ferro, anziché in zinco”.
Appassionati di interior design, creativi, ma soprattutto determinati nel perseguire i loro progetti, quando in procinto di realizzare una mostra, tra febbraio e marzo scorso, hanno visto svanire questa possibilità, a causa del lockdown per l’emergenza Covid-18, i due fratelli hanno pensato a un’alternativa.
“C’era la volontà di non stare fermi, di fare qualcosa, di perseguire il nostro progetto artistico in un momento difficile e di chiusura, come quello che stavamo vivendo a causa della pandemia. ‘Volontà di Ferro’ nasce dunque per ‘tigna’, come si dice alla romana, per la voglia di non mollare” – sottolinea Cristiano.
Il titolo racchiude appunto le due parole chiave attorno alle quali ruota il progetto: la “volontà”, quella dei due fratelli di andare comunque avanti e dare spazio alla creatività, anche a dispetto di una realtà negativa; “di ferro” perché rimanda non solo alla matrice per la stampa, ma alla determinazione ferrea di Cristiano e Patrizio.
“Abbiamo scelto come soggetto il paesaggio, gli alberi, i boschi, un tema a noi caro: i paesaggi portano con sé un carico di emozioni che possono essere raccontate in diversi modi. Si tratta di paesaggi dell’anima, mi piace chiamarli anche stanze della memoria. Anche una lastra può incidere lo stesso soggetto, ma suggerire differenti sensazioni attraverso i colori che vengono utilizzati. Il paesaggio rappresenta inoltre qualcosa di simbolico. Nel momento di chiusura la cosa che più ci mancava erano proprio gli spazi aperti. Il paesaggio suggerisce evasione, apertura, quasi una provocazione, insomma, rispetto al lockdown”.
La mostra dunque non era realizzabile né in un museo, né in una galleria, l’alternativa poteva essere solo uno spazio aperto. “Anche dopo il lockdown, durante l’estate, abbiamo capito che non saremmo riusciti a fare la mostra in spazi canonici. Anziché portare le persone all’interno di un luogo, abbiamo allora pensato che avremmo potuto portare l’esposizione in mezzo alla gente”. E’ a questo punto che i fratelli Alviti decidono di utilizzare la città di Roma come un’immensa sala espositiva, scegliendo ben 100 luoghi all’aperto, “appropriandosi e nobilitando” gli spazi dedicati alla cartellonistica pubblicitaria per presentare le loro opere. “La scelta di esporre all’aperto è anch’esso un gesto simbolico rispetto alla chiusura imposta dal Covid” – osserva Cristiano. Le opere verranno esposte in diverse zone della Capitale, “abbiamo cercato di offrire una copertura abbastanza ampia, dal centro alla periferia della città, dall’Eur alla Casilina, passando per la tangenziale. La nostra vuole essere un’esposizione ‘democratica’, in grado di coinvolgere il più ampio pubblico possibile. La nostra arte entra in questo modo nella quotidianità delle persone, e lo fa ancor di più con l’utilizzo degli spazi generalmente destinati alla pubblicità. Lo scopo è quello di stimolare interesse e stuzzicare la curiosità, invitando anche a una riflessione sull’importanza e sul significato della creatività, soprattutto in un momento così difficile”.
Le opere sono state riprodotte su manifesti, non ci saranno descrizioni, solo il titolo della mostra ‘Volontà di ferro’, la numerazione della stampa e la misura dell’opera. “Per quanto possibile sono stati raggruppati in ogni spazio più manifesti, in modo da rendere più semplice la fruizione”. Verrà inoltre realizzata una mappa da scaricare dal sito creato ad hoc volontadiferro.it.
Un progetto, insomma, piuttosto insolito e anche spiazzante per l’approccio che, se da una parte strizza l’occhio alla street art e all’arte pubblica, almeno per gli spazi scelti, di fatto si propone attraverso “un fare” artigianale, che rimanda invece a una tradizione più classicheggiante, seppure con un’impronta e una cifra stilistica del tutto originale. “L’effetto che amiamo trasmettere con la nostra arte non è quello dello stupore, che è un qualcosa di immediato, piuttosto preferiamo la meraviglia, più sottile e che implica un passaggio ulteriore, quello della riflessione, un po’ come la poesia che stimola sempre una considerazione ulteriore rispetto a ciò che le parole suggeriscono”.
La mostra è autoprodotta – ci tiene a sottolinearlo Cristiano – realizzata da Officine Alviti, ovvero la società dei due fratelli. “L’autoproduzione e ‘l’autenticità’ sono alla base del nostro lavoro, questo ci permette anche una certa libertà di azione e di scelta. In questo modo si è motore trainante, indipendente da mode, correnti e consuetudini”.
E sulla scia di un’arte fruita e realizzata con mezzi non convenzionali, a cui forse l’epidemia da Coronavirus sta aprendo la strada, Cristiano ci anticipa la realizzazione di un progetto, al momento in fase embrionale, dal titolo “Brain Buster – Acchiappa cervelli”, pensato per avvicinare i ragazzi al mondo dell’arte…
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