VENEZIA – Nel”ambito della mostra “Everybody admires Palmyra’s greatness”, dedicata al sito di Palmira, nel Padiglione della Siria, sarà presente anche l’artista maremmana Franca Pisani, che esporrà alcune opere dedicate all’antica città distrutta, insieme a altri sette artisti.
La storia di Palmira costituisce un importante tassello in quella dell’umanità; preservarne la memoria e proteggerla per le generazioni presenti e future è un dovere per tutti e gli artisti operano da sempre con tenacia per difendere la civiltà e per far sì che, ancora una volta, tutti possano “ammirare la grandezza di Palmira”. La scelta di dedicare un’esposizione al sito archeologico tra i più famosi del Medio Oriente, ma anche tra i più vandalizzati dagli scontri che da anni oppongono diverse fazioni in quell’area geografica, si innesta nella volontà di omaggiare la sua indiscussa gloria nel passato e perché non si dimentichi il suo profondo respiro artistico nella nostra quotidianità. Il tema della mostra è l’occasione per un confronto, oltre le barriere e le frontiere, tra artisti siriani ed internazionali come Franca Pisani. L’arte di Pisani si concretizza nella dimensione primordiale del segno che unisce tutte le culture del mondo che nascono proprio in Medio Oriente in Mesopotamia, un mito, l’aldilà dal mondo reale, la geografia degli dei e quella degli uomini.
L’artista porta in Laguna quattro opere di recente realizzazione: la doppia versione de L’albero di pietra; un’opera dal titolo Tadmor in pergamena di grandi dimensioni; Archeosegno, scultura in marmo statuario – proveniente dalla cava del Monte Altissimo, sulle Alpi Apuane, scoperta da Michelangelo nel 1517 e che doveva servire per “cavare” i materiali per la facciata della Basilica di San Lorenzo a Firenze – realizzata con una tecnica innovativa grazie alla quale il materiale lapideo pare perdere la sua naturale rigidità per assumere forme di impensabile morbidezza.
“Le opere che ho deciso di esporre nel Padiglione della Repubblica Araba di Siria- afferma Franca Pisani – rappresentano un viaggio nelle memorie primordiali dell’uomo, dove radici e rinascita sono frontiere di una continua evoluzione, per riappropriarsi dell’arte che supera il vincolo generazionale e abbatte le distanze ideologiche”.
Per Pisani questa è la terza partecipazione alla Biennale, dopo quelle del 2009 e del 2011.