ROMA – A fari spenti è la nuova serie di Chora Media, realizzata in collaborazione con le Scuderie del Quirinale, che porta in audio il racconto della mostra “ARTE LIBERATA 1937-1947. Capolavori salvati dalla guerra”, visitabile fino al 10 aprile 2023.
La storia dell’arte salvata
Ci sono persone che durante la Seconda guerra mondiale hanno rischiato la vita, subito bombardamenti, percorso su mezzi di fortuna strade battute da bombe e soldati nemici con il solo obiettivo di salvare l’arte e la cultura italiane.
Uomini e donne che hanno dovuto sfidare il destino per evitare che la nostra Storia andasse perduta per sempre.
A Fari Spenti racconta le vicende di queste donne e uomini che hanno salvato il patrimonio artistico e culturale italiano durante la Seconda guerra mondiale.
Il podcast
Il racconto, scritto da Ilaria Orrù e Simone Clemente con il supporto redazionale di Francesca Borghetti, è disponibile dal 28 marzo sulle principali piattaforme audio (Spotify, Apple Podcast, Spreaker, Google Podcast).
Nel corso dei cinque episodi, la voce di Francesco Oggiano, digital journalist di Will Italia, ripercorre alcuni dei momenti decisivi della storia italiana attraverso un viaggio fatto di capolavori, musei, città ma, soprattutto, costellato di persone che hanno rischiato tutto in nome dell’universalità del patrimonio artistico da salvare.
I protagonisti
Dal sogno del Führer di realizzare in Austria un museo dove riunire capolavori d’arte che esprimessero gli ideali del regime tedesco, fino al lavoro dietro le quinte per riportare in Italia le opere sottratte e spedite all’estero, la narrazione fa entrare l’ascoltatore nel vivo delle imprese rocambolesche dei protagonisti per mettere al riparo le opere dai bombardamenti e, ancora prima, dalla rapacità nazista.
Sarà possibile così ripercorrere le avventurose vicende di alcuni direttori e alcune direttrici dei musei dell’epoca, come Pasquale Rotondi, Palma Bucarelli, Jole Bovio Marconi e Fernanda Wittgens, storici dell’arte, come Emilio Lavagnino, bibliotecari illuminati, come Luigi De Gregori, fino a dei veri e propri “007 dell’arte” come Rodolfo Siviero, incaricato alla fine della guerra delle restituzioni delle opere d’arte trafugate.