LUGANO – Si è spento all’età di 95anni, Eugenio Carmi, uno dei maggiori protagonisti dell’astrattismo italiano. L’artista è morto in una clinica di Lugano, alla vigilia del 96esimo compleanno. Era infatti nato il 17 febbraio 1920 a Genova. Allievo di Felice Casorati, seguì la lezione del grande maestro fino agli anni ’50, quando la sua pittura abbandonò il figurativo per abbracciare l’informale.
Carmi tra il 1956 al 1965 fu anche responsabile dell’immagine per l’impianto siderurgico Italsider di Cornigliano, per il quale realizzò operazioni culturali d’avanguardia per l’epoca, tra cui la serie di cartelli antinfortunistici su cui scrisse anche Umberto Eco. Superato l’uso dei materiali più classici, ferro e acciaio divennero le materie prime delle sue creazioni. Realizzò infatti diverse opere con questi elementi presi “a prestito dalla fabbrica”, tra cui una in particolare, presentata a Spoleto alla mostra “Sculture nella città”, nell’ambito del V Festival dei Due Mondi. Nel 1958 la sua prima personale presentata da Gillo Dorfles alla Galleria Numero di Firenze.
Nelle sue iniziative riuscì spesso a coinvolgere amici artisti e intellettuali dell’epoca da Victor Vasarely, a Umberto Eco, Max Bill, Konrad Wachsmann, Furio Colombo, Ugo Mulas, Kurt Blum, Emanuele Luzzati, Flavio Costantini.
Gli anni Sessanta e Settanta furono invece caratterizzati dalla sperimentazione nell’arte cinetica e audiovisiva. Dagli anni ’80 comparve tra le sue tele la juta che segnò il successivo ritorno alla dimensione materica. Infine nel 2011 la partecipazione per la seconda volta, alla Biennale di Venezia.
Attualmente è in corso a Milano al Museo del Novecento una mostra a lui dedicata, visitabile fino al 13 marzo, dal titolo “Eugenio Carmi. Appunti sul nostro tempo. Opere storiche 1957 – 1963”, che seppur limitata a pochi anni, rappresenta comunque una sintesi del suo universo creativo.