ROMA – All’età di 98 anni si è spento a Roma Gianfranco Baruchello.
“Quasi centenario, uno dei più grandi artisti italiani del nostro tempo. – Ha commentato su Facebook il presidente della Quadriennale di Roma, Umberto Croppi – Non solo è stato un innovatore e un lavoratore instancabile, meticoloso, attento interprete del mondo, ma anche maestro e guida, generoso promotore dell’arte e dei giovani artisti. Persona dalla grande umanità, era impossibile non volergli bene”.
Nato a Livorno nel 1924 da padre avvocato e madre insegnante, Baruchello si laurea subito dopo la guerra in Giurisprudenza.
La sua prima formazione artistica avviene a Parigi, dove conosce Roberto Matta e Alain Jouffroy e Marcel Duchamp , artista che sarà fondamentale per il suo percorso di ricerca. A New York, nel 1964, conosce John Cage e si confronta con la pop art e l’espressionismo astratto.
Nel 1962 partecipa alla mostra New Realists alla Sidney Janis Gallery di New York, organizzata da Pierre Restany, a cui partecipano Enrico Baj, Tano Festa, Mimmo Rotella e Mario Schifano. È invece del 1963 la sua prima personale alla Galleria La Tartaruga di Roma, dove propone una pittura miniaturizzata su grandi superfici bianche.
Nel frattempo Baruchello comincia a sperimentare, cimentandosi non solo nella pittura ma anche nel cinema, nella fotografia, nell’assemblaggio, nella produzione di libri, nell’agricoltura e nell’antropologia. Artista dei piccoli disegni, della pittura calligrafica, del tratto nero e schematico, elabora stili e poetiche tra le più sperimentali nel panorama artistico italiano. La sua attività viene definita dal critico Enrico Crispolti “extra-mediale”.
L’esperienza dell’Azienda Cornelia
Nel 1973 Baruchello dà vita all’azienda Agricola Cornelia, con sede in via di Santa Cornelia, nel Parco di Veio, sottraendo il territorio alla speculazione edilizia. Inizia una riflessione sul rapporto tra prodotto agricolo e prodotto artistico.
“La mia idea allora – aveva raccontato Baruchello –era che tutto questo sarebbe stato arte, arte e non economia, che l’arte sarebbe potuta divenire un esempio indicativo nella soddisfazione della fame come bisogno umano su base puramente umana, non più legata allo sfruttamento e che alla fine ci sarebbero state tante patate da poterle regalare a tutti”.
In questo contesto Baruchello realizza una serie di quadri e due libri: il pirmo Agricola Cornelia S.p.a. 1973-1981, è il catalogo di una mostra alla Galleria Milano dove l’artista espone oltre ai quadri citati, anche materiali legati all’esperienza di Agricola Cornelia, il secondo How to imagine, una intervista realizzata da Henry Martin di cui nel libro sono riportate però solo le risposte.
La Fondazione Baruchello
Nel 1998 nasce per volontà dell’artista e della moglie, Carla Subrizi, professore di Arte contemporanea alla Sapienza di Roma, la Fondazione Baruchello. La prima sede viene realizzata nei mille metri quadrati della casa-studio di via di Santa Cornelia, che conserva una biblioteca con circa 60.000 volumi, l’archivio storico dell’artista e numerose opere di Baruchello. Nel 2016 apre invece una seconda sede nel quartiere di Monteverde Vecchio, a Via del Vascello, dove vengono ospitate mostre, incontri, seminari, convegni, tavole rotonde, presentazioni, performance.
Le ultime esposizioni e progetti
Tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, Baruchello presenta alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma la mostra antologica Gianfranco Baruchello. Certe idee, a cura di Achille Bonito Oliva. Del 2014 è la retrospettiva Gianfranco Baruchello. Certain Ideas. Retrospektive, a cura di Dirk Luckow, presso la Deichtorhallen Sammlung Falckenberg, ad Amburgo, mentre è del 2018 la retrospettiva Gianfranco Baruchello, a cura di Gianfranco Maraniello, al Mart di Rovereto.
Nel 2020 Baruchello realizza la Psicoenciclopedia possibile, un progetto promosso dall’Istituto della Enciclopedia italiana Treccani.
“La Psicoenciclopedia possibile è costruita come se fosse un volume dell’Enciclopedia Italiana Treccani, ma non lo è” – affermava l’artista. Il volume, articolato in 816 pagine che raccontano e illustrano 1.200 voci e 200 tavole di immagini è un progetto di reinterpretazione del concetto-strumento di enciclopedia.
“Come in tutte le opere di pittura, scultura o installazione di Baruchello anche il progetto enciclopedico, che usa l’alfabeto come dispositivo di revisione del sapere, agisce nell’affiancare diversità, discontinuità e connessioni (narrative, visive, semantiche) inaspettate”.