PALERMO – Ci ha lasciato Letizia Battaglia, la fotografa palermitana che con i suoi intensi scatti ha raccontato i più importanti delitti di mafia. È morta mercoledì 13 aprile, all’età di 87 anni, lasciando un grande vuoto.
A dare la notizia della scomparsa è stato il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. “Palermo perde una donna straordinaria, un punto di riferimento – ha detto il primo cittadino – Letizia Battaglia era un simbolo internazionalmente riconosciuto nel mondo dell’arte, una bandiera nel cammino di liberazione della città di Palermo dal governo della mafia. In questo momento di profondo dolore e sconforto esprimo tutta la mia vicinanza alla sua famiglia”.
“Una grande fotografa, una grande donna italiana che con la sua arte e le sue fotografie ha portato avanti importanti lotte di denuncia e di impegno civile” – ha commentato il ministro della Cultura, Dario Franceschini, stringendosi ai familiari e agli amici.
“Con Letizia Battaglia se ne va una poetessa. – Afferma il presidente della commissione regionale antimafia dell’Ars Claudio Fava – L’unica capace di raccontare, senza dover cercare inutili rime, una Palermo di speranza e disperata”.
“Una donna e una fotografa eccezionale – la definisce il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè – testimone della Palermo buia e tetra segnata da stragi e omicidi e anche della Sicilia che faticosamente sta cercando di rialzarsi, affrancandosi dalla mafia: tutto questo era Letizia Battaglia, professionista e artista del vero, che il mondo ci invidiava”.
Una carriera tra fotografia e impegno politico
Letizia Battaglia inizia la sua carriera di fotografa nel 1969 con il giornale palermitano L’Ora. Si trasferisce successivamente a Milano per poi ritornare a Palermo, dove con Franco Zecchin crea l’agenzia “Informazione fotografica”.
Sono gli anni dei delitti di mafia a Palermo e Battaglia li documenta con la sua macchina fotografica. Racconta il potere del clan dei Corleonesi, gli incontri all’hotel Zagarella dei cugini Salvo e di Giulio Andreotti. Le sue foto diventano atti per il processo contro il leader della Dc. Il 6 gennaio 1980, è la prima a documentare l’omicidio del presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella.
Tuttavia Battaglia non si distingue solo come fotografa di mafia. La sua arte è stata riconosciuta a livello mondiale e nel 1985 è la prima donna europea a ricevere, ex aequo con l’americana Donna Ferrato, il Premio Eugene Smith, a New York, riconoscimento internazionale istituito per ricordare il fotografo di Life. Nel 1999 la fotografa riceve anche il premio Mother Johnson Achievement for Life.
Sono gli anni 80 quando crea il Laboratorio d’If dove si formano fotografi e fotoreporter palermitani come la figlia Shobha, Mike Palazzotto e Salvo Fundarotto.
Dopo l’uccisione del Falcone, il 23 maggio 1992, Battaglia si allontana dal mondo della fotografia. Nel 2003 si trasferisce a Parigi, ma poi ritorna ancora una volta nella sua Palermo, dove nel 2017 inaugura ai Cantieri Culturali della Zisa il Centro Internazionale di Fotografia, da lei diretto.
Non solo fotografia, Battaglia si dedica infatti anche alla politica, tanto da essere eletta consigliera comunale con i Verdi e assessore comunale con Orlando.
Nel 1991 diventa deputata all’Assemblea regionale siciliana con La Rete mentre nel 2012 si candida per Sel alle comunali, ma non viene eletta.
Insomma come afferma oggi l’assessore regionale dei Beni Culturali in Sicilia, Alberto Samonà“La Sicilia ieri ha perso un pezzo della sua anima: non possiamo non ringraziare Letizia Battaglia per quei suoi scatti storici, che hanno fissato indelebilmente la nostra Terra, profanata e insanguinata dall’arroganza violenta della mafia. Mi piace anche ricordare il suo impegno, una sorta di missione, a favore di donne e di bambine. A questo proposito, indimenticabile è l’immagine della piccola con la busta del pane, che ha sullo sfondo il quartiere della Kalsa. Attraverso i suoi occhi abbiamo vissuto, anche se solo metaforicamente, la sua straordinaria vita”.