FIRENZE – Dopo l’appello dello scorso anno del direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, affinché nel mondo i governi facciano di più, istituendo “commissioni che si impegnino attivamente” nel recupero dei beni sottratti, seguendo l’esempio virtuoso dell’Italia con il Nucleo di Tutela dei Carabinieri, il museo fiorentino ha organizzato una mattinata di studio, venerdì 24 gennaio, sul tema “Dalle persone alle cose: le collezioni ebraiche deportate e il ruolo dello Stato”.
Il convegno si tiene con qualche giorno di anticipo rispetto alla ricorrenza della Giornata della Memoria del 27 gennaio. Sono trascorsi 75 anni dal 27 gennaio 1945, quando i cancelli del lager di Auschwitz si aprirono mostrando al mondo intero non solo i sopravvissuti e testimoni della tragedia, ma anche gli strumenti di tortura e di annientamento utilizzati dai nazisti contro i dissidenti, le minoranze etniche, i vinti, e soprattutto il popolo ebraico.
La giornata del 24 gennaio agli Uffizi, come pure altre iniziative in programma, rappresentano dunque un momento di confronto rivolto non solo alla cittadinanza, ma anche e principalmente alle scuole di Firenze.
Per Claudio Di Benedetto, curatore dell’iniziativa insieme al direttore Schmidt, “L’incontro di venerdì rappresenterà la quinta tessera di un mosaico che stiamo formando. L’intento è quello di comporre un quadro di vicende legate all’arte attraverso protagonisti dentro e fuori della comunità ebraica”.
“Questi incontri – spiega il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt – sono momenti importanti di approfondimento e confronto, ma fin da quando sono stati concepiti l’intento non è stato quello di rivolgersi ad un pubblico di settore. Vogliamo parlare a tutti, soprattutto ai giovani, perché è importante che loro sappiano e possano riflettere. È importante commemorare le vittime della Shoah e soprattutto è fondamentale ricordare queste pagine nere di Storia, ancora così vicine a noi, per capirne i meccanismi e impedire che aberrazioni simili possano accadere in futuro. Quando guardo qualche opera recuperata dai carabinieri e ingiustamente razziata dai nazisti, vedo sempre gli sguardi di tantissime famiglie, di intere comunità ingiustamente derubate, che si sono posati nei secoli su queste collezioni. Recuperando le opere, la memoria delle persone sterminate esce dal buio”.