ROMA – Ultimamente Ai Weiwei sembra essere sempre più attivo nella sua battaglia a sostegno dei rifugiati e dei migranti. D’altra parte lo aveva annunciato l’artista. Durante il sopralluogo all’isola di Lesbos, per dedicare un memoriale ai migranti, Weiwei aveva dichiarato che sarebbe stata sua intenzione sviluppare diversi progetti sul tema.
L’artista dissidente sembra dunque voler mantenere questo suo impegno. Solo qualche giorno fa aveva deciso di chiudere una mostra a Copenhagen, per protesta contro le misure governative, in base alle quali possono essere confiscati i beni ai rifugiati e richiedenti asilo. Weiwei aveva spiegato la decisione di interrompere la mostra in un intervista sul “Guardian“, in cui dichiarava: “Non hanno niente, arrivano a piedi nudi, con il freddo, devono attraversare la spiaggia rocciosa. Per questo la notizia della decisione della Danimarca mi ha fatto davvero arrabbiare. L’unico modo in cui posso protestare è togliere i miei lavori da quel paese”.
Non sono passati molti altri giorni ed ecco di nuovo l’artista cinese protagonista con una foto alquanto emblematica. Il soggetto è Weiwei stesso disteso a faccia in giù, sulla spiaggia di Lesbo, esattamente nella stessa posizione in cui era stato ritrovato il corpo esanime di Aylan Kurdi, il bimbo siriano morto affogato, la cui immagine aveva fatto il giro del mondo, come simbolo della tragedia dei rifugiati siriani.
La foto di Weiwei, scattata da Rohit Chawla per “India Today”, è dunque particolarmente iconica e politica. Lo sottolinea lo stesso “Washington Post”, che riporta una dichiarazione di Sandy Angus, partner di India Art Fair, dove la foto sarà in mostra: “L’immagine è inquietante e rappresenta tutta la crisi dell’immigrazione e la disperazione delle persone che hanno provato a fuggire dal loro passato in cerca di un futuro migliore”.