ROMA – Una domus di età imperiale, sotto a un complesso residenziale di 165 appartamenti all’Aventino, a due passi dal centro di Roma. Si tratta di una nuova area archeologica che nasce dal progetto della Soprintendenza Speciale di Roma con Bnp Paribas Real Estate, un lavoro di riqualificazione e di collaborazione tra pubblico e privato. Nel 2014, infatti, Bnp Paribas Real Estate acquistò da Bnl un immobile per la realizzazione di un complesso di 18mila metri quadrati alle pendici dell’Aventino. Da lì il ritrovamento dell’area archeologica e la decisione di realizzare insieme alla Soprintendenza un progetto che coniugasse storia e tecnologia.
Il risultato è una “scatola archeologica innovativa e virtuosa” – come l’ha definita Daniela Porro Soprintendente Speciale di Roma – a pochi metri sotto il piano terra del condominio, in cui grazie a un sistema di proiezioni e luci è possibile scoprire come fosse fatta la domus, dalla cucina al soggiorno per la matrona e per il marito, fino agli ornamenti delle mura. Il tutto suggellato dalla voce di Piero Angela, che ha prestato la propria voce per narrare la storia del sito archeologico.
“Le pietre – dice Angela – non possono parlare. Hanno bisogno di qualcuno che dia voce alla loro storia, altrimenti resterebbero mute per sempre. Sopra quest’area archeologica camminava gente con la propria vita, le proprie emozioni e i propri racconti. In questo senso è stato fatto un grande lavoro narrativo, tecnologico e di riqualificazione“. Il lavoro narrativo è stato svolto insieme al fisico Paco Lanciano, che ha definito l’area archeologica “un caso in cui la tecnologia è a servizio dell’autentico”.
Questa è stata “una sfida che abbiamo vinto tutti quanti, riuscendo a coniugare gli interessi imprenditoriali con il desiderio di restituire al mondo uno scrigno nascosto, testimone millenario del nostro passato”. – Ha affermato Piero Cocco-Ordini, amministratore delegato di Bnp Paribas in Italia. Nei piani di Anselmo De Titta, direttore Generale di Bnp Paribas, “c’è la possibilità di futuri investimenti per coniugare archeologia e tecnologia”.