PARMA – Ci sono immagini che sembrano attraversare il tempo con una leggerezza inconsapevole, come se fossero sempre state lì, capaci di parlare con la stessa intensità a generazioni diverse. Tra queste, i fiori occupano un posto speciale. Silenziosi e potenti, fragili e simbolici, sono un filo conduttore che lega artisti lontani tra loro per epoche e stile, testimoniando la loro capacità di trasformare la pittura in un’eco di emozioni, di memorie, di racconti sospesi tra natura e arte.
Dal 15 marzo al 29 giugno 2025, la Fondazione Magnani-Rocca invita a riscoprire questa suggestione nella mostra FLORA. L’incanto dei fiori nell’arte italiana dal Novecento a oggi, allestita nella Villa dei Capolavori, nel cuore del paesaggio emiliano. Qui, tra stanze affrescate e il giardino appena restaurato, si dispiega un viaggio che attraversa oltre un secolo di arte italiana.
Spiega Daniela Ferrari curatrice della mostra insieme a Stefano Roffi:
“Non c’è pittrice o pittore del Novecento che non abbia dipinto fiori, seguendo una vocazione intima e una personalissima interpretazione, una sfida rappresentativa. Il fiore è un soggetto semplice, ma è anche un universo di simboli complessi, di forme sofisticate e per questo irresistibile”
I fiori tra simbolismo, futurismo e astrazione
Sono oltre 150 i capolavori esposti che portano lo sguardo a spostarsi dalle delicate trasparenze delle ortensie di Segantini, ai mazzi ipnotici di fiordalisi, papaveri e margherite di Casorati, ai fiori surreali di Depero, alle rose struggenti di Morandi. Si tratta di una narrazione stratificata: ogni artista ha colto nei fiori qualcosa di diverso, un frammento di storia personale o collettiva, un riflesso di stati d’animo, il simbolo di una tensione spirituale o di una riflessione sul tempo che passa.
C’è la poesia malinconica di de Pisis, che affida a un vaso di gladioli il senso della fragilità dell’esistenza. C’è la precisione quasi scientifica di Donghi, che scolpisce con il colore un mazzo di dalie come se fossero cristalli. C’è la forza visionaria di Balla e Boccioni, che trasformano i fiori in lampi di energia futurista.

Un percorso tra pittura, scultura e installazioni contemporanee
Ma la mostra non si esaurisce nei dipinti. Passeggiando nelle sale si incontrano sculture, installazioni e opere contemporanee che esplorano nuovi linguaggi. Kounellis, Paolini, Schifano, De Maria: il fiore non è più solo un’immagine, ma diventa materia, gesto, memoria. Un percorso che sembra riflettere le trasformazioni della nostra epoca, dove il confine tra naturale e artificiale si fa sempre più sottile, e la bellezza dei fiori si intreccia con il loro inesorabile destino di caducità.
Molte “regine di fiori” abitano la mostra: ritratti femminili in cui il fiore è parte integrante dell’identità della protagonista. Boldini, Tito, Zandomeneghi, Marussig e altri artisti ne hanno fatto un elemento di grazia e mistero, mentre nella pittura metafisica di de Chirico o nelle nature morte di Mafai, la presenza floreale si carica di una tensione più enigmatica.

Il Parco Romantico: un’estensione naturale della mostra
Fuori, il giardino della Villa dei Capolavori amplifica questo dialogo tra arte e natura. Il Parco Romantico, con i suoi alberi secolari e i nuovi interventi ispirati al New Perennial Movement, è esso stesso un’opera in continua trasformazione. Camminando tra le sue geometrie, i visitatori avranno la sensazione che i fiori dipinti sulle tele trovino un’eco tra le corolle reali del giardino. E in questo scambio tra dentro e fuori, tra arte e paesaggio, il visitatore si ritrova immerso in una visione più ampia, in cui la natura non è solo rappresentata, ma vissuta.
Un restauro importante, realizzato grazie al supporto del Ministero della Cultura con i fondi PNRR, ha riportato il parco al suo splendore originario, con centinaia di nuovi alberi e arbusti, un biolago e tre esemplari monumentali iscritti nell’Elenco degli Alberi Monumentali d’Italia. Qui, tra Cedrus libani, Sequoia sempervirens e Platanus hybrida, si riflette la sensibilità ambientale che animava Luigi Magnani, fondatore della collezione e tra i fondatori di Italia Nostra, uno dei primi movimenti ambientalisti italiani, impegnato nella protezione integrale del patrimonio culturale e ambientale del Paese.

Vademecum
Fondazione Magnani-Rocca, via Fondazione Magnani-Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma).
Dal 15 marzo al 29 giugno 2025. Orario: dal martedì al venerdì continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17) – sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la biglietteria chiude alle 18). Aperto anche 25 aprile, 1° maggio, 2 giugno. Lunedì chiuso, aperto lunedì di Pasqua e lunedì 2 giugno.
Ingresso: € 15 valido anche per le Raccolte permanenti e il Parco Romantico – € 13 per gruppi di almeno quindici persone – € 5 per le scuole e sotto i quattordici anni. Il biglietto comprende anche la visita libera agli Armadi segreti della Villa. Per meno di quindici persone non occorre prenotare, i biglietti si acquistano all’arrivo alla Fondazione.
Informazioni e prenotazioni gruppi: tel. 0521 848327 / 848148 segreteria@magnanirocca.it www.magnanirocca.it
Il sabato ore 16.30 e la domenica e festivi ore 11.30, 16, 17, visita alla mostra con guida specializzata; è consigliato prenotare a segreteria@magnanirocca.it , oppure presentarsi all’ingresso del museo fino a esaurimento posti; costo € 20 (ingresso e guida).
Mostra e Catalogo (Dario Cimorelli Editore) a cura di Daniela Ferrari e Stefano Roffi, con saggi dei curatori e di Carlo Mambriani, Elisa Martini, Sergio Risaliti, Chiara Vorrasi, oltre alle immagini di tutte le opere esposte.