PARIGI – Fino al 20 febbraio 2017, nelle sale della Fondation Louis Vuitton a Parigi, sarà possibile ammirare la straordinaria collezione di circa 150 capolavori di Sergei Schukin, l’imprenditore russo del tessile, amante dell’arte, che aveva trasformato la sua residenza moscovita di palazzo Troubetskoi in una vero e proprio museo.
Racconta infatti Anne Baldassari, curatrice della mostra, che nessuna stanza del suo palazzo era priva di quadri. “Per Sergei Schukin l’arte era una sorta di rivelazione mistica e religiosa”.
E’ grazie a uno dei suoi nipoti, André -Marc Delocque-Fourcaud, che è stato possibile esporre tanti capolavori, riuniti, dopo la diaspora della Rivoluzione del 1917, all’Hermitage e al Museo Puchkine. La collezione, che consta di oltre 257 opere totali, comprende capolavori che vanno dai fauve ai cubisti, con opere di Renoir, Signac, Gauguin, Cezanne, Degas, Malevitch, Rodchenko… Una collezione fortemente avversata da Stalin che considerava quei capolavori come pura arte borghese e quindi di nessun valore e pregio. Per questo, in quanto celebrazione dell’arte moderna e delle avanguardie, la collezione fu censurata ed esclusa da mostre e musei e riabilitata solo alla fine degli anni ’50, alla morte del dittatore.
Schukin fu amico di tanti artisti, in particolare di Matisse, che incontrò dopo la prematura scomparsa di moglie e figlio e al quale commissionò i grandi pannelli della ‘Danse’ e della ‘Musique’. Un’amicizia profonda quella tra il collezionista/mecenate e l’artista, come ha ricordato André-Marc Delocque-Fourcaud, “insieme cambiarono e il colore dei muri dell’abitazione di mio nonno, la disposizione dei mobili ‘Luigi XV’ e creano insieme un ‘salon’ magique”’.
Fourcaud, sempre in una intervista a un settimanale francese, ha anche ricordato l’ironia che contraddistinse il mecenate, citando un episodio a proposito di un quadro di Gauguin. Parlando con l’amico Pasternak, autore del ‘Dottor Zivago’, Schukin disse infatti: “Ecco cosa ha dipinto un pazzo e quello che un altro pazzo ha acquistato”.