ROMA – Lunedì 3 gennaio alle 19.15 su Rai5 saranno protagoniste le quattro stanze dette di Raffaello ai Musei Vaticani. Sarà possibile visitarle con la guida del professor Antonio Paolucci, direttore dei Musei sino al 2016, nel documentario “Le stanze di Raffaello” di Luca Criscenti. Le stanze si trovano nell’appartamento situato al secondo piano del Palazzo Pontificio, che Giulio II della Rovere scelse come propria residenza e in seguito utilizzato anche dai suoi successori. La decorazione pittorica fu realizzata da Raffaello e dai suoi allievi tra il 1508 e il 1524.
Alle 21.10 su Rai Storia “Italia, viaggio nelle Bellezza” – il programma di Rai Cultura in collaborazione con il Ministero della Cultura – è dedicato agli invisibili di Pompei e racconta dunque la vita reale degli schiavi e degli appartenenti ai ceti più bassi. Si inizia dai luoghi dedicati alla dimora e al lavoro, teatri principali della vita quotidiana dell’antica Pompei: la Casa del Menandro, la Casa di Sutoria Primigenia, la Fullonica di Stephanus e la Casa del Forno.

I vicoli in ombra, le scale anguste, i letti di corda e legno, gli attrezzi da lavoro raccontano un’altra Pompei, che ancora sfugge agli occhi di chi la visita e la lascia nell’arco di poche ore.
Ma c’è un’altra faccia ancora di Pompei rimasta piuttosto nascosta: quella appena al di fuori delle sue mura, che comprende i siti archeologici di Villa di Arianna e di Villa San Marco a Stabia, di Villa di Poppea a Oplontis e di Villa Regina a Boscoreale, siti che oggi appartengono al Parco Archeologico di Pompei.
L’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. non distrusse soltanto le città immediatamente vicine, come Pompei e Ercolano. Lungo la costa, vi era un fiorire di agglomerati urbani, ville marittime, ville rustiche e piccoli porti che, alternati a giardini fioriti, vitigni e discese a mare, davano forma e colore a un paesaggio variopinto e armonico. Ciò che è rimasto oggi ridisegna un territorio prospero e fertile, amato dall’aristocrazia romana, tanto da essere eletto a luogo principe in cui esercitare l’otium.
Proprio nell’ottica della conservazione dei preziosi reperti ritrovati nelle ville stabiane e di una maggior conoscenza storica e archeologica del territorio è stato inaugurato a settembre 2020 il Museo Archeologico di Stabia Libero D’Orsi, dedicato proprio al preside con la passione per archeologia, che le riscoprì negli anni ’50.