VITERBO – La necropoli etrusca di Vulci a Viterbo continua a regalare scoperte di grande rilievo archeologico. L’ultima in ordine cronologico è quella della tomba di una donna, probabilmente parente di una principessa sepolta poco distante. Si tratta infatti della stessa necropoli dove solo qualche mese fa è stata rinvenuta, a seguito di un intervento clandestino, l’ormai famosa Tomba dello Scarabeo Dorato, nella quale era stata sepolta intorno al 700 a.C. una giovane principessa etrusca, accompagnata da un ricco corredo di gioielli di bronzo, argento, oro e ambra. Le indagini si sono concentrate a nord della Tomba dello Scarabeo Dorato, dove sono state individuate ben 25 sepolture, alcune intatte altre già depredate, riferibili principalmente alla fase etrusca del VIII secolo a.C. e a quella romana repubblicana. Proprio in questo contesto è venuta alla luce quest’ultima testimonianza relativa alla tomba di una donna, forse imparentata con la principessa sepolta lì vicino. Sotto la lastra di chiusura in calcare bianco è stata infatti ritrovata intatta l’urna cineraria contenente le sue ceneri insieme ad una fuseruola (disco con un foro al centro), indizio evidente della sua attività legata alla filatura, un set di 12 vasi, uno con decorazione dipinta a motivi geometrici di tipologia “red on white”, e infine cinque fibule in bronzo a navicella, forse applicate ad una veste che doveva ricoprire l’urna.
Gli scavi sono condotti dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma, Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale in collaborazione con la Fondazione Vulci e con il contributo del Comune di Montalto di Castro. Carlo Casi, direttore scientifico della Fondazione Vulci, ha commentato: “Siamo sulle tracce dei primi etruschi che hanno seppellito i propri morti in quest’area”. Mentre il Soprintendente Alfonsina Russo ha sottolineato: ”Ci troviamo di fronte ad una eccezionale scoperta come già dimostrano questi primi interessantissimi rinvenimenti, che ci consentirà finalmente di capire lo sviluppo topografico e strutturale della necropoli settentrionale vulcente, sciogliendo finalmente anche i numerosi dubbi che accompagnano i contesti funerari di questo periodo, spesso isolati o decontestualizzati”.