“I want to be what you saw in me”. Una dichiarazione essenziale, diretta, quasi privata. Banksy è tornato a pubblicare un’opera sul proprio profilo Instagram dopo sei mesi di silenzio
Nessuna descrizione, come di consueto, ma solo un’immagine: un faro nero tracciato su un muro e una scritta in stencil bianco. Il tutto costruito attorno all’ombra di un paletto stradale realmente presente in scena.
Il nuovo murale di Banksy si fonda su un’illusione semplice quanto efficace. Il paletto in primo piano getta un’ombra reale sul marciapiede, mentre il suo prolungamento verticale dipinto sulla parete diventa la sagoma di un faro. Un artificio visivo che spinge a riflettere su come la percezione possa costruire identità, attribuire significato. Il faro – guida, punto fermo, immagine di riferimento – diventa metafora di ciò che l’altro ha saputo intravedere.
In questo senso, la frase “Voglio essere ciò che hai visto in me” si carica di ambiguità: desiderio di rispecchiamento, forse anche un’indiretta dichiarazione di fragilità.
Marsiglia e il possibile contesto urbano
Sebbene Banksy non abbia indicato la localizzazione dell’opera, diversi utenti hanno individuato elementi compatibili con Le Panier, quartiere centrale di Marsiglia noto per la presenza diffusa di graffiti e interventi artistici. I dissuasori visibili nella foto pubblicata sembrano coincidere con quelli presenti nell’area attorno alla cattedrale. Anche la presenza di una tag firmata “Yaze” (nome usato dal graffitista canadese Marco the Polo) suggerisce una connessione con la scena urbana locale.
Marsiglia, da anni, ospita una rete capillare di street artist internazionali. Qui si trovano opere di Invader, Nhobi, RNST, e numerosi murales nati da iniziative collettive. Un contesto in cui la nuova opera si inserisce senza forzature, ma con un tono decisamente più silenzioso e contemplativo rispetto ad altri interventi.
Un cambio di registro?
È raro che Banksy utilizzi la prima persona in un murale. Questo dettaglio ha alimentato interpretazioni di segno diverso: c’è chi parla di messaggio personale, chi ipotizza un tributo, chi vi legge una riflessione sull’identità pubblica e sulla pressione delle aspettative. Alcuni utenti social hanno collegato il murale alla recente scomparsa dell’artista Lonely Farmer, vicino al mondo di Banksy, ma si tratta solo di ipotesi.
Negli ultimi anni, il lavoro dell’artista britannico sembra aver abbandonato i toni apertamente politici per esplorare un registro più sfumato. Dopo gli interventi sugli animali a Londra e quello sul ciliegio potato nel marzo 2024, il faro aggiunge un nuovo tassello a questa fase più intimista.
Ma nel frattempo, quel desiderio — essere ciò che qualcun altro ha creduto che fossimo — resta sospeso, inciso sul muro come una domanda ancora aperta.