Dal 16 ottobre 2025 al 24 gennaio 2026, Bologna rende omaggio a una delle figure più incisive dell’arte contemporanea con la mostra “Beverly Pepper. Space Outside”, allestita nelle due sedi del museo d’impresa CUBO Unipol. A cura di Ilaria Bignotti e Marco Tonelli, in collaborazione con la Fondazione Progetti Beverly Pepper, l’esposizione non è una semplice retrospettiva, ma un’indagine viva e attuale sulla poetica e sul pensiero di un’artista che ha trasformato la scultura in esperienza collettiva.


Beverly Pepper: oltre la materia, lo spazio dell’essere
Nata a Brooklyn nel 1922, Beverly Pepper ha attraversato il Novecento con lo sguardo di chi non si accontenta della forma, ma cerca lo spazio tra le forme — quello abitabile, esperienziale, relazionale. Dopo gli esordi come grafica pubblicitaria e industriale, si avvicina alla pittura a Parigi, dove studia con Fernand Léger e André Lhote. È però in Italia che inizia a prendere forma la sua vera vocazione artistica. A Roma espone le prime opere pittoriche, ma è un viaggio in Cambogia nel 1960, tra le rovine di Angkor Wat, a segnare la sua svolta: abbandona la bidimensionalità per immergersi nella scultura. La sua prima grande occasione arriva nel 1962, quando partecipa all’evento “Sculture nella Città” a Spoleto, curato da Giovanni Carandente. In quell’occasione lavora nelle acciaierie Italsider di Piombino, sfidando le convenzioni di genere in un mondo dominato da artisti uomini, e lo fa non senza ironia: per farsi accettare in fonderia, chiede di essere chiamata George. È lì che comincia il suo dialogo con il metallo, la monumentalità e lo spazio urbano.

L’arte come spazio condiviso
La mostra bolognese “Space Outside” raccoglie 36 opere tra sculture, bozzetti, disegni, acquerelli e taccuini, oltre a un ricco apparato iconografico di foto e video che restituiscono l’energia di una donna che è stata, contemporaneamente, creatrice, musa e attivista culturale. Due le opere cardine dell’esposizione: Prisms (1967–1968) e Virgo Rectangle Twist (1967), entrambe in acciaio inox lucido e parte del patrimonio artistico di Unipol. Le sculture, esposte rispettivamente nelle sedi Porta Europa e Torre Unipol, rappresentano il momento in cui Pepper inizia a concepire l’arte come spazio pubblico di esperienza, connessione e memoria.Non si tratta solo di oggetti artistici, ma di vere e proprie architetture emozionali: luoghi in cui il fruitore è invitato a sostare, riflettere, condividere. L’arte, per Pepper, non è celebrazione di un eroe, ma atto laico e collettivo. È qui che si definisce la sua idea di Connective Art: un’arte ambientale che costruisce legami — tra uomo e paesaggio, tra presente e memoria, tra individualità e collettività.


L’anti-monumento: memoria senza retorica
Nel mondo di Beverly Pepper, la scultura non è mai solo forma. È spazio mentale e fisico, “querencia” — termine ispanico che l’artista usa per indicare il luogo sicuro, rifugio dell’anima e del corpo. Lo si ritrova, emblematicamente, nella Amphisculpture realizzata a L’Aquila nel 2018: un anfiteatro scolpito dopo il terremoto del 2009, pensato non come memoriale funebre, ma come spazio di rinascita e comunità. La maquette dell’opera è parte dell’esposizione bolognese, testimone di un pensiero che abbraccia l’arte pubblica come strumento di ricostruzione emotiva e sociale.Pepper si è sempre rifiutata di essere etichettata come “scultrice donna”, rivendicando con forza un’identità artistica libera e autonoma. Ha lavorato in America, Europa e Asia, lasciando tracce visibili e durature del suo passaggio. Tra i suoi interventi più celebri, oltre alla già citata Amphisculpture, si ricordano Cromlech Glen (Saint Louis), Sol i Ombra (Barcellona), Palingenesis (Zurigo) e Spazio Teatro Celle presso la Collezione Gori a Pistoia.

Beverly Pepper a Todi: l’adozione di un’identità
Dal 1972 fino alla sua scomparsa nel 2020, Beverly Pepper ha vissuto a Todi, in Umbria, dove ha trovato nel paesaggio italiano una cassa di risonanza ideale per la sua arte. Qui ha dato vita a un dialogo profondo tra arte e natura, costruendo non solo opere ma veri e propri ambienti di senso, come il Parco Beverly Pepper, il primo parco monotematico in Europa dedicato a una scultrice. Questa simbiosi con l’Italia non è stata solo geografica ma anche culturale e spirituale: nella terra umbra, l’artista ha coltivato la sua idea di arte come “presenza silenziosa ma attiva nel paesaggio”, un’arte che non impone ma invita, che non occupa ma integra. A completare il percorso espositivo, un catalogo con testi dei curatori e della responsabile d’archivio Arianna Bettarelli, e una giornata di studi il 27 novembre 2025, che vedrà confrontarsi studiosi, artisti e critici su uno dei lasciti più
fecondi del Novecento artistico


Info mostra
📍 CUBO Unipol, Bologna – Porta Europa & Torre Unipol
📅 16 ottobre 2025 – 24 gennaio 2026
🎟️ Ingresso gratuito
📘 Catalogo a cura di CUBO
🕒 Orari: Lun 14-19 | Mar–Ven 9:30–20 | Sab 9:30–14:30 | Dom chiuso
🌐 www.cubounipol.it







