ROMA – Il “Blue Monday“– ovvero il terzo lunedì di gennaio – definito il “giorno più triste dell’anno“, nasce da una teoria formulata nel 2005 dallo psicologo Cliff Arnall. Pur non essendo universalmente accettata, l’idea di un giorno simbolico legato alla malinconia ha comunque trovato il suo spazio. E quale modo migliore per affrontarlo se non attraverso il blu nell’arte?
Il blu ha avuto largo impiego sin dall’antichità, assumendo diversi significati che spaziano dalla profondità esistenziale alla spiritualità, dalla meraviglia alla trascendenza.
Il blu e il suo utilizzo nei secoli
Il blu, secondo alcuni sondaggi, è oggi tra i colori preferiti in Occidente. Inesistente nella preistoria, utilizzato dagli Egizi (blu egizio), Greci e Romani (presente in alcune ville pomepiane), acquisì immenso valore nel Medioevo, diventando il colore del manto della Vergine Maria, simbolo di purezza e divinità. Ricavato dalla polvere di lapislazzuli, era riservato alle opere più prestigiose, come quelle dei mosaici bizantini o dei cieli giotteschi. Nel Rinascimento, il blu oltremare, talmente prezioso da essere specificato nei contratti con gli artisti, divenne sinonimo di regalità e devozione.

Dalla Cappella degli Scrovegni di Giotto, alla Basilica di Assisi, alla Villa Farnesina di Roma, dove l’Accademico dei Lincei Antonio Sgamellotti ha identificato l’uso del blu egizio nel Trionfo di Galatea di Raffaello, fino alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, che custodisce capolavori in cui il blu gioca un ruolo centrale – come le opere di Monet, Cezanne e il celebre 32 mq di mare di Pino Pascali, il blu è diventato un vero protagonista attraversando secoli di storia dell’arte.
Il blu nell’arte moderna e contemporanea
Nel corso del XX secolo, il blu si è affermato come simbolo di introspezione, innovazione, spiritualità, ma anche di gioia, attraverso l’opera di alcuni dei più grandi artisti. Tra significati simbolici, emozioni e narrazioni, ecco cinque opere che raccontano le mille sfaccettature di questo colore.

Vincent van Gogh, Notte Stellata (1889)
In Notte Stellata di Van Gogh il blu è il colore della tensione, tra inquietudine e speranza. Dipinta durante il suo soggiorno in un ospedale psichiatrico, l’opera riflette il tumulto interiore dell’artista. Il cielo vorticoso, con le sue pennellate blu intenso, evoca una forza emotiva travolgente. Per Van Gogh, il blu rappresenta sia l’immensità del cielo che il profondo isolamento dell’anima, trasformando il tormento personale in una visione universale.
Pablo Picasso, La Vie (1903)
Il periodo blu di Picasso è uno dei momenti più intensi della sua carriera, nato da una profonda crisi emotiva. La Vie (1903) rappresenta l’apice di questa fase, dominata da toni freddi e un senso di malinconia universale. Il dipinto, realizzato dopo la tragica morte dell’amico Carlos Casagemas, esplora temi come la vita, la morte e la fragilità umana. Le figure, immerse in un blu opprimente, sembrano sospese in una dimensione di dolore e introspezione. In questa serie di opere, il blu diventa lo strumento attraverso cui Picasso comunica un dramma personale, trasformandolo in un vero e proprio linguaggio artistico.

Blu di cielo (1940): l’infinito astratto di Kandinskij
Realizzata da Vasilij Kandinskij nel 1940, l’opera è custodita presso il Centro Georges Pompidou di Parigi. Firmata con il monogramma “VK/40”, segna una fase fondamentale della carriera dell’artista, costretto a lasciare la Germania nel 1933 a causa del nazismo e trasferitosi in Francia, dove visse fino al 1944. Dopo la sua morte, il dipinto fu ereditato dalla moglie Nina e donato al museo nel 1976. La tela rappresenta la maturità artistica di Kandinskij, con una tavolozza schiarita e forme organiche che rimpiazzano le geometrie rigide. Dominato da un intenso azzurro, il dipinto evoca l’infinito, un tema caro all’artista che descriveva questo colore come “il richiamo dell’uomo verso l’eternità“.
Su questo sfondo blu si librano figure biomorfe, ispirate ai microrganismi dell’embriologia, già apparsi nelle opere del 1934. La composizione è un gioco tra profondità e movimento, dove l’azzurro si anima attraverso pennellate energiche, circondato da un sottile bordo bianco che ne intensifica l’effetto visivo.
Yves Klein, IKB 191 (1960)
Yves Klein ha trasformato il blu in un’esperienza spirituale e filosofica. Con il suo International Klein Blue (IKB), un pigmento brevettato per mantenere la luminosità pura del colore, Klein ha reso il blu un concetto universale. IKB 191 è una delle sue opere più celebri, un monocromo che invita alla contemplazione del vuoto e dell’infinito.
Per Klein, il blu rappresentava “la rivelazione”, una sorta di ponte tra il materiale e l’immateriale. L’artista considerava, infatti, il colore come un’entità viva, capace di suscitare emozioni profonde e trasformare lo spazio in un luogo di riflessione.

Pino Pascali e il blu: 32 mq di mare circa (1967)
Nel 1967, Pino Pascali presentò per la prima volta 32 mq di mare circa alla mostra Lo spazio dell’immagine a Palazzo Trinci, Foligno. L’opera, composta da 30 bacinelle quadrate riempite con acqua colorata in diverse tonalità di blu, è oggi custodita presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
Originario di Polignano a Mare, Pascali traspose nelle sue opere l’anima mediterranea della sua terra. In 32 mq di mare circa, l’artista “porta” il mare direttamente nello spazio espositivo, rinchiudendolo in contenitori artificiali. L’acqua diventa per Pascali simbolo primordiale e universale, un elemento che spoglia la natura dalle sovrastrutture culturali, riportandola a un’essenza primitiva e gioiosa. L’opera riflette sul fragile confine tra natura e artificio, ma Pascali trasforma questo “conflitto” in un’esperienza ironica e giocosa, dove la natura artificiale diventa metafora di nuovi paesaggi e relazioni.