VENEZIA – “BURRI la pittura, irriducibile presenza” è il titolo della mostra organizzata dalla Fondazione Giorgio Cini e dalla Fondazione Burri in collaborazione con Tornabuoni Art e Paola Sapone MCIA e concepita appositamente per Venezia.
La grande retrospettiva, a cura di Bruno Corà, Presidente della Fondazione Burri, attraverso 50 opere provenienti da importanti musei italiani e stranieri, dalla Fondazione Burri e da prestigiose collezioni private, ricostruisce in maniera esaustiva la parabola storica di uno dei più grandi protagonisti dell’arte italiana ed europea del XX secolo. L’esposizione, ospitata all’Isola di San Giorgio Maggiore, riporta inoltre Burri a Venezia dopo la memorabile personale che nel 1983 vide protagoniste 18 opere del ciclo Sestante nel suggestivo edificio degli ex Cantieri Navali alla Giudecca, segnando una tappa fondamentale nella carriera dell’artista.
“Dopo un quarto di secolo dalla sua scomparsa, avvenuta nel 1995, – spiega Corà – la mostra pone in evidenza la trasformazione recata da Burri nell’arte del XX secolo. Non è improprio paragonare l’innovazione linguistica introdotta da Burri con la ‘presentazione’ sistematica della materia reale al posto della mimesi rappresentativa, alla rivoluzione giottesca compiuta nel sostituire ai cieli d’oro della pittura medioevale il celeste che si poteva osservare in natura. In entrambe le innovazioni veniva introdotto il ‘vero’ nella pittura al posto della finzione imitativa di esso. Lo shock prodotto da Burri negli anni dell’immediato dopoguerra – continua il curatore – si può misurare solo con l’effetto ottenuto in tutto l’arco di esperienze artistiche da lui influenzate: dal New Dada di Rauschenberg, Jonhs e Dine, al Nouveau Réalisme di Klein, César, Arman e Rotella, dall’Arte Povera di Pistoletto, Kounellis, Pascali e Calzolari all’arte processuale e fino al neominimalismo a base monocroma”.
Il percorso espositivo offrirà ai visitatori l’opportunità di ammirare tutti i più famosi cicli realizzati da Burri: dai primi e rari Catrami (1948) e dalle Muffe (1948), presentati in stretto confronto con gli iconici Sacchi (1949-50), ai Gobbi (1950), per arrivare alle affascinanti Combustioni (1953), i Legni (1955), i Ferri (1958), le contorte Plastiche (1960) e l’evoluzione straordinaria dei Cretti (1970), divenuti uno dei temi di ricerca più iconici di Burri, fino ai grandi Cellotex, realizzati fino a metà degli anni Novanta.
Completa l’esposizione una sezione documentaria multimediale dell’intera attività dell’artista, in cui sarà possibile vedere anche alcuni rari film che lo ritraggono in azione.
A corredo della mostra anche un catalogo bilingue introdotto da un saggio critico del curatore Bruno Corà, Presidente della Fondazione Burri, e di Luca Massimo Barbero, Direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini.