ROMA – Ogni opera di Caravaggio è un campo di tensioni, di bagliori improvvisi che squarciano il buio, di gesti congelati in una drammaticità che ancora oggi ci interroga e ci sfida. Ogni tela è un territorio di contrasti, di istanti sospesi tra il reale e il simbolico, tra la materia e il mistero.
Caravaggio 2025, la grande mostra in programma dal 7 marzo al 6 luglio a Palazzo Barberini, si pone l’ambizioso obiettivo di restituire tutta la complessità di Michelangelo Merisi attraverso un percorso di ventiquattro dipinti straordinari, alcuni dei quali raramente esposti al pubblico. Un viaggio nelle inquietudini e nelle invenzioni di un artista che ha scardinato le convenzioni e ridisegnato il volto della pittura europea.

Capolavori riuniti, storie svelate
La mostra riunisce opere provenienti da collezioni pubbliche e private, in un dialogo serrato che getta nuova luce sulla parabola artistica del Merisi. Spiccano presenze eccezionali come il Ritratto di Maffeo Barberini, pubblicato da Roberto Longhi nel 1963 ma esposto per la prima volta solo pochi mesi fa, l’Ecce Homo riscoperto nel 2021 e tornato in Italia dopo secoli, e la prima versione della Conversione di Saulo, normalmente inaccessibile perché custodita in una dimora privata.
A questi si affiancano le opere storicamente legate a Palazzo Barberini: I Musici, I Bari e la Santa Caterina d’Alessandria, un tempo nelle raccolte Barberini e ora di nuovo esposte tra le sale che le videro protagoniste. Completano il percorso alcuni dei dipinti più celebri del Merisi, come il San Francesco in meditazione, la Giuditta e Oloferne e il San Giovanni Battista, parte della collezione permanente delle Gallerie Nazionali di Arte Antica.
Un racconto in quattro atti
La mostra si articola in quattro sezioni, ciascuna dedicata a un momento cruciale della carriera dell’artista:
- Debutto romano: gli anni dell’arrivo a Roma, le prime difficoltà e l’ingresso nella cerchia del cardinal del Monte, che riconobbe per primo il talento fuori dal comune del giovane lombardo.
- Ingagliardire gli oscuri: il rapporto con la ritrattistica e la sua capacità di restituire volti e storie con un’intensità quasi brutale, dalla nobiltà ai reietti.
- Il dramma sacro tra Roma e Napoli: la maturità artistica e la tensione crescente tra luce e ombra nelle grandi commissioni religiose, che consacrano Caravaggio e al contempo ne segnano il destino.
- Finale di partita: l’ultimo viaggio tra Malta, la Sicilia e Napoli, la disperata ricerca di un perdono papale che non arriverà mai, e i dipinti estremi che portano alle soglie della modernità.
Come sottolinea Massimo Osanna, Direttore Generale Musei, “Caravaggio fu l’artista del suo tempo, mise in crisi equilibri e maniere ereditate dal Rinascimento per offrire una pittura nuova che fu la scintilla per una generazione di radicale rinnovamento. La sua arte traversa il tempo, emergendo in filigrana nella pittura di grandi maestri come David e Picasso, fino alla riscoperta pubblica con la mostra milanese del 1951 che trasformò l’immagine del pittore, facendone la voce di una contemporaneità che si specchia nella passione della sua pittura e della sua inquieta parabola umana. Caravaggio oggi è più vivo che mai e nelle sale di Palazzo Barberini, centro irradiante della cultura seicentesca, tornano per la prima volta alcune sue opere un tempo esposte nella collezione principesca, insieme al altre, eccezionalmente concesse in prestito, con nuove attribuzioni che arricchiscono il catalogo del pittore lombardo“.
Anche Thomas Clement Salomon, Direttore delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, evidenzia la portata della mostra: “Sono rare le mostre dedicate ai titani della storia dell’arte che possono vantare ben due dipinti da poco riscoperti ed esposti per la prima volta all’interno di un cospicuo numero di opere autografe. Artista centrale della cultura figurativa europea la cui rivoluzione pittorica e la cui travolgente umanità hanno assunto i caratteri del mito, Caravaggio, con la sua cruda realtà, le luci drammatiche, una profondità emotiva senza pari, attraverso l’azione ha saputo raccontare l’animo dell’uomo nelle sue sfaccettature più profonde, dall’innocenza alla violenza, dalla speranza alla disperazione. I suoi dipinti riescono oggi, per chi li ammira, a placare questa accelerazione del tempo in cui viviamo“.
Francesca Cappelletti, Direttrice della Galleria Borghese e curatrice della mostra, si sofferma su alcuni dettagli chiave dell’esposizione: “Il percorso della mostra è stato costruito attorno a momenti decisivi della vita del Merisi. L’Ecce Homo ritrovato a Madrid sarà determinante per mettere a fuoco gli anni napoletani, mentre il Ritratto di Maffeo Barberini ci permette di affrontare il tema della ritrattistica di Caravaggio nel momento in cui il suo linguaggio era in piena trasformazione”.
Infine, Maria Cristina Terzaghi, altra curatrice del progetto, sottolinea l’eccezionalità di alcuni prestiti: “Con il Maffeo si affronta, per la prima volta davanti a un capolavoro, il tema di Caravaggio e il ritratto intorno al 1598, quindi alle soglie della cappella Contarelli; l’Ecce homo sarà fondamentale in questa mostra per mettere a fuoco gli anni napoletani. Ma soffermiamoci per un momento sulla fine del Cinquecento e l’inizio del secolo successivo: c’è del materiale incredibile nella mostra per farlo: la Conversione di Saulo Odescalchi, nella quale si vede la tavolozza ricca direi quasi lussureggiante di un pittore che, quando già ha dato una svolta notevole al suo uso del chiaroscuro nella cappella Contarelli, si concede ancora di attingere al repertorio lombardo: gialli e rossi accesi nelle vesti di Saulo a terra, un blu ricco e profondo, insieme al violetto, per le vesti di Gesù. E strisce di luce, dorate e verdi, nel paesaggio retrostante. Anche la Santa Caterina è un trionfo di colori spessi e senza risparmio: ancora blu e oro per l’abito, e un cuscino rosa acceso per la spada…I prestiti dalla Galleria Borghese sono i perni della cronologia nel resto di questo percorso: il Bacchino malato per gli esordi, il Davide con la testa di Golia per rilanciare la discussione sui soggiorni napoletani e il San Giovanni Battista del 1610, straordinario compagno della Sant’Orsola nella fase più tarda dell’attività del pittore“.
La mostra costruisce un’esperienza che si completa con l’apertura eccezionale del Giove, Nettuno e Plutone, l’unico affresco realizzato dal Merisi, conservato nel Casino dell’Aurora di Villa Ludovisi. Un’opera enigmatica, visionaria, che aggiunge un ulteriore tassello alla comprensione dell’universo caravaggesco.
Caravaggio 2025 è resa possibile anche grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo, che conferma il proprio impegno nella valorizzazione del patrimonio culturale. Il progetto ha visto il coinvolgimento di esperti per la conservazione e lo studio delle opere esposte, tra cui la Sant’Orsola, recentemente rientrata a Napoli dopo un restauro che ne ha rivelato nuovi dettagli. La collaborazione con le principali istituzioni museali nazionali rafforza una rete dedicata alla tutela e promozione dell’arte italiana.

Un catalogo di studi inediti
Ad accompagnare l’esposizione, il catalogo edito da Marsilio Arte raccoglie contributi critici di studiosi internazionali, offrendo nuove prospettive sull’opera di Caravaggio. Keith Christiansen introduce la parabola artistica del maestro, mentre Maria Cristina Terzaghi e Francesca Cappelletti approfondiscono il suo arrivo a Roma e il collezionismo delle sue opere. Altri saggi esplorano il legame tra Caravaggio e la spiritualità, la ritrattistica, le figure femminili ritratte dall’artista e la sua fortuna critica, fino all’analisi della sua tecnica esecutiva. Le schede delle ventiquattro opere in mostra completano il volume, mettendo in luce questioni attributive ancora aperte.
Gallerie Nazionali di Arte Antica – Palazzo Barberini
Via delle Quattro Fontane 13, Roma