VENEZIA – Il Fondaco dei Tedeschi, spazio commerciale di lusso ma anche luogo che ha ospitato mostre ed eventi, offrendo alla città lagunare un’alternativa ai circuiti museali tradizionali, si appresta a chiudere definitivamente nel 2025. A comunicarlo in una nota è lo stesso Gruppo DFS (società di travel retail con sede a Hong Kong) che, sotto l’egida della multinazionale LVMH, nel 2016 aveva scelto di investire in una ristrutturazione firmata dall’architetto Rem Koolhaas.
L’idea, allora, andava ben oltre il commercio di lusso. Lo spazio è diventato, infatti, anche un centro culturale in cui si sono susseguiti, numerosi progetti artistici, come la mostra del fotografo Marco Sabadin, con scatti realizzati durante il lockdown, oppure la recente mostra Best Regards di Lee Shulmann, Naturografie di Roberto Ghezzi, o ancora Storie invisibili di Leila Alaoui in collaborazione con Galleria Continua, che ha dato voce a storie di migranti e identità marginalizzate.
Il Fondaco è diventato in pochi anni un crocevia di esperienze che hanno trasformato l’antico “fontego” — una volta nodo commerciale per i mercanti tedeschi — in un nuovo spazio di dialogo tra arte contemporanea e identità storica di Venezia. Costruito nel XIII e ricostruito nel 1508 dopo un incendio devastante, decorato da affreschi di Giorgione e Tiziano, ha attraversato i secoli come un luogo di scambio e dialogo culturale e commerciale.
L’annuncio della chiusura e il futuro incerto del Palazzo
La decisione del gruppo DFS di chiudere le attività entro il 2025, in seguito a difficoltà economiche, comporta oggi una importante perdita per Venezia, mettendo a rischio anche il futuro dei lavoratori del centro.
“Il Fondaco dei Tedeschi – si legge in un comunicato del Gruppo DFS– rimarrà aperto per una parte del primo semestre, al termine della quale sarà chiuso per gli ultimi mesi del periodo di locazione, dedicati ai lavori di disallestimento. In questa fase di transizione, il nostro obiettivo primario è ridurre al minimo l’impatto sociale per il nostro personale. Ci impegniamo a tenere informati i nostri dipendenti durante tutto il processo, lavorando a stretto contatto con i sindacati e con le autorità competenti“.
Simone Venturini, assessore allo sviluppo economico del Comune di Venezia, ha espresso la sua preoccupazione, sottolineando che il Fondaco dei Tedeschi era uno spazio vivo e attivo, grazie all’impegno di oltre duecento persone che oggi rischiano il lavoro. “Non sono solo numeri,” ha dichiarato Venturini. “Hanno reso possibile tutto questo, e la città oggi perde anche il loro contributo umano.”
Rimane, dunque, l’interrogativo su cosa succederà dopo la chiusura. Chi erediterà questi spazi e cosa ne farà? L’edificio potrebbe vedere l’ennesima trasformazione, a condizione che si trovino soluzioni che rispettino il patrimonio e offrano un contributo sostenibile alla città. Il Comune di Venezia, insieme alla Regione Veneto e alle altre istituzioni, ha ora il compito di avviare un dialogo sulle possibili destinazioni d’uso di questo luogo in modo da preservarne l’essenza, riuscendo a mantenere viva anche la sua dimensione culturale.