ROMA – Secondo gli studi finanziati dai Mecenati Galleria Borghese – Roman Heritage Onlus il frammento dell’affresco staccato del Putto reggifestone, donato nel 1834 all’Accademia di San Luca di Roma dal pittore e mercante francese Jean-Baptiste Wicar, è da attribuirsi a Raffaello.
Fu lo stesso Wicar ad attribuire l’opera al Maestro urbinate, anche se poi nel corso del Novecento l’attribuzione venne messa in dubbio da alcuni eminenti studiosi e ribadita da altri, altrettanto autorevoli.
In occasione del restauro nel 1959, fu Pico Cellini a mettere in relazione il dipinto al noto passo delle “Vite” del Vasari secondo il quale il putto sarebbe quel che rimane della prima versione dell’affresco raffigurante Isaia realizzato da Raffaello nella Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio a Roma. Dopo aver visto in compagnia di Bramante la volta della Cappella Sistina affrescata da Michelangelo, l’urbinate avrebbe rifatto ex novo la raffigurazione del profeta. In quello stesso 1959 lo storico dell’arte Luigi Salerno ventilò l’ipotesi che il putto reggifestone potesse invece essere una copia dello stesso Wicar fatta passare come un originale. Da allora il dibattito tra gli studiosi è continuato, fino al progetto attuale che ha coinvolto un’équipe interdisciplinare formata da Silvia Ginzburg, per lo studio e le ricerche storico-critiche, Paolo Violini per il restauro, Claudio Falcucci, che ha eseguito le indagini diagnostiche. Ha collaborato al progetto anche l’unità di ricerca “Geometria descrittiva” del Dipartimento di Storia, Disegno e Restauro della “Sapienza” Università di Roma, guidata da Marco Fasolo.
La ricerca e il restauro dell’affresco – spiega un comunicato dell’Accademia di San Luca – hanno messo in luce “l’alta qualità dell’opera e hanno fornito ai ricercatori preziosi elementi per confermarne con maggiore cognizione di causa rispetto al passato l’attendibile datazione all’epoca di Raffaello, incoraggiandone quindi l’attribuzione se non altro alla sua stretta cerchia”. Con tale qualifica, quindi, di dipinto attribuito a Raffaello o alla sua stretta cerchia “l’opera viene adesso inviata dall’Accademia ad una mostra in Cina presso alcuni importanti musei”.
L’Accademia di San Luca sottolinea comunque come, pur a fronte dell’attribuzione a Raffaello riproposta ora dopo il restauro, “il dibattito scientifico e storiografico sull’illustre dipinto sia ancora in corso”.
Quando l’opera tornerà dalla Cina dunque verrà organizzato un convegno di studi, sotto l’egida del Comitato nazionale per le celebrazioni del cinquecentesimo anniversario della morte di Raffaello insediato presso il Ministero della Cultura, dove storici dell’arte e restauratori interverranno insieme con i promotori e curatori del progetto, il professor Francesco Moschini, le dottoresse Valeria Rotili e Stefania Ventra, la professoressa Silvia Ginzburg, il maestro restauratore Paolo Violini, l’ingegnere Claudio Falcucci, i professori Marco Fasolo e Leonardo Baglioni.