BERLINO – Il mondo dell’arte perde uno dei suoi protagonisti più influenti, Jimmie Durham, che con la sua pratica artistica eclettica e poliedrica ha sempre cercato di denunciare la cultura occidentale, cercando di smantellarne gli stereotipi.
Aveva 81 anni l’artista, performer, saggista e poeta statunitense, morto a Berlino, città con la quale aveva instaurato un particolare legame.
Leone d’Oro alla Carriera alla 58esima Biennale di Venezia, Durham era molto legato anche all’Italia, in particolare a Napoli, dove aveva vissuto anche recentemente.
La presidente della Fondazione Donnaregina Angela Tecce, la direttrice artistica Kathryn Weir e tutto lo staff del museo Madre di Napoli hanno espresso il loro cordoglio e, in un post pubblicato sui canali social del Museo d’arte contemporanea Donnaregina di Napoli, hanno scritto: “l’artista, saggista, poeta e attivista ha instaurato nel tempo una profonda relazione con il nostro territorio e con il quartiere, e ha condiviso con il museo d’arte contemporanea della Regione Campania molte tappe del proprio percorso creativo. Tra queste, ricordiamo la mostra organizzata nel 2008 nella chiesa di Donnaregina Vecchia”. Nel 2017 il Madre lo ha insignito del Matronato alla carriera “per la sua ricerca artistica, improntata ad un supremo umanesimo”.
Anche il MAXXI di Roma piange la scomparsa dell’artista. Giovanna Melandri, presidente della Fondazione MAXXI, ha così commentato: “Con Jimmie Durham se ne va un grande artista, un poeta, un attivista politico, un amico del Maxxi. È stato protagonista nel 2016 di una intensa monografica, ha preso parte alla collettiva della materia spirituale dell’arte e, durante il primo lockdown, insieme a Maria Teresa Alves ci ha regalato un video inedito per il nostro palinsesto online”. Hou Hanru, direttore artistico del Maxxi, ha dichiarato: “Con ‘Sound and Silliness’, Jimmie Durham , l’uomo più saggio dell’arte, un combattente per l’amore, la libertà, l’umorismo, la poesia, la bellezza e l’umanità, è salpato, in questo grigio 17 novembre del 2021, verso una nuova avventura, senza di noi. Ha lasciato cadere una pietra dal cielo in un secchio e ha creato un ‘Fleur de Pas Mal’, un big bang di meraviglia ed energia. E poi è salito su un veicolo di sola andata che ha progettato per se stesso verso il cosmo infinito, salutandoci con una ‘New International Genuflexion in Promotion of World Peace’. Ci manca, ci manca questo gigante dall’immaginazione irrefrenabile, dalla gentilezza totalizzante e dal coraggio cristallino, che per tutti noi irradiava luce alla fine del tunnel e rendeva gioioso ogni pezzo di pietra e cianfrusaglia lungo il percorso tortuoso della vita, o quello che lui chiamava ‘Strada di Roma’. Egli è e sarà sempre con noi. Jimmie, facciamoci un’altra bevuta insieme, sul Tevere, come hai scritto tu: ‘Every Tevere beverage, wherever in Rome'”.
La denuncia di Durham alla cultura occidentale e il suo attivismo politico
Nato in Arkansas nel 1940, Jimmie Durham ha partecipato a diverse edizioni della Biennale Arte (1999, 2001, 2003, 2005, 2013) e a varie mostre internazionali tra cui Documenta di Kassel (1992, 2012), Whitney Biennial of New York (1993, 2003, 2014), la Biennale di Istanbul (1997, 2013) e molte altre mostre collettive. Oltre alle personali in diversi musei del mondo.
Nel corso della sua lunga carriera ha sperimentato tutti i linguaggi e pratiche artistiche, passando dalla arti visive alla poesia. Durham si considerava un poeta a tutti gli effetti e la poesia ha permeato profondamente ogni suo lavoro.
Durham si è servito di ogni linguaggio, dalla pittura alla performance, per denunciare e scardinare i limiti del razionalismo occidentale. Si è spesso soffermato anche sui temi della violenza e dell’oppressione perpetrati dai poteri coloniali ai danni delle diverse popolazioni etniche di tutto il mondo.
Non a caso, dopo aver studiato arte a Ginevra, nel 1973 l’artista, tornato negli Stati Uniti, divenne un attivista dell’American Indian Movement, associazione a sostegno dei diritti dei nativi americani. In quegli anni si dedicò esclusivamente all’attività politica e divenne direttore dell’International Indian Treaty Council e rappresentante delle Nazioni Unite.
Tra le materie prescelte da Durham per la sua pratica installativa c’è sicuramente la pietra che assume anche un particolare valore simbolico di denuncia. Simboli della contemporaneità e del benessere, come mobilio, frigoriferi, automobili o aerei appaiono spesso schiacciati sotto il peso di massi.
Durham ha interpretato criticamente anche l’architettura, che illudendo di vivere in una sorta di stabilità, in netto contrasto con la natura, crea invece un ordine che spinge gli uomini a una ripetitività infinita di consuetudini.