ROMA – Un collezionista di antiquariato del Minnesota, con meno di 50 dollari, potrebbe aver acquistato un’opera dal valore di 15 milioni. Il protagonista di questa incredibile vicenda è un dipinto ad olio a impasto spesso, raffigurante un pescatore anziano con la barba bianca, un cappello e una pipa, intento a riparare la sua rete su una riva desolata. L’opera, intitolata Elimar e datata 1889, potrebbe essere un Van Gogh perduto, realizzato durante il soggiorno dell’artista nel sanatorio di Saint-Paul-de-Mausole, nel sud della Francia.
L’attribuzione è stata avanzata da LMI Group International, una società specializzata in indagini high-tech, che ha analizzato il dipinto con un team di 20 esperti tra curatori, chimici e avvocati specializzati in brevetti. Se confermata, la scoperta rappresenterebbe una svolta nella produzione di Van Gogh, aggiungendo un nuovo tassello alla sua opera e sollevando interrogativi sul ruolo della tecnologia nell’autenticazione dell’arte.
“Elimar” e il periodo di Saint-Rémy: un dipinto tra redenzione e tormento
Nel maggio 1889, dopo il drammatico episodio in cui si tagliò l’orecchio, Van Gogh fu internato volontariamente nell’ospedale psichiatrico di Saint-Paul-de-Mausole, vicino a Saint-Rémy-de-Provence. L’artista, in quei mesi, realizzò circa 150 opere, tra cui capolavori come La notte stellata, Iris e Mandorlo in fiore.
Secondo Maxwell L. Anderson, direttore operativo di LMI Group International ed ex direttore del Metropolitan Museum of Art di New York, Elimar sarebbe un’opera profondamente simbolica:
“L’analisi condotta su questo particolare dipinto fornisce nuove informazioni sull’opera di Van Gogh, in particolare per quanto riguarda la sua pratica di reinterpretare opere di altri artisti.Questa commovente immagine incarna il tema ricorrente di Van Gogh della redenzione, un concetto frequentemente discusso nelle sue lettere e nella sua arte. Attraverso ‘Elimar’, Van Gogh crea una forma di autoritratto spirituale, permettendo agli spettatori di vedere il pittore come desiderava essere ricordato”.
Il nome Elimar appare scarabocchiato nell’angolo inferiore destro della tela e si presume possa riferirsi al pescatore raffigurato. Il soggetto, con il suo aspetto segnato dal tempo, evoca il tema della resilienza umana, così caro all’artista olandese.
Indagini scientifiche: il ruolo della tecnologia nell’attribuzione
LMI Group International ha condotto un’analisi dettagliata di 458 pagine, esaminando ogni aspetto dell’opera per stabilirne l’autenticità. Tra le scoperte più interessanti, rivela Jennifer Mass, presidente di Scientific Analysis of Fine Art:
La struttura della tela: il numero di fili corrisponde a quello delle tele prodotte alla fine del XIX secolo, epoca di Van Gogh.
Pigmenti e materiali: tutti compatibili con quelli utilizzati dall’artista, tranne uno: il PR-50, un pigmento rosso lago di geranio.
Brevetti e datazione: il pigmento PR-50 risultava accreditato da un brevetto francese del 1905-1906, apparentemente troppo tardo per Van Gogh.
Tuttavia, Ben Appleton, avvocato specializzato in brevetti, ha rintracciato un brevetto del 1883, registrato dalla Colored Materials and Chemical Products di Saint-Denis, vicino a Parigi.
Questo dettaglio cambia le carte in tavola: Theo Van Gogh, fratello del pittore e mercante d’arte a Parigi, era solito fornire i materiali al fratello, rendendo plausibile l’uso di questo pigmento già negli anni ’80 dell’Ottocento.
Un capolavoro ritrovato o un caso di attribuzione incerta?
Nonostante le prove scientifiche a favore dell’autenticità, l’attribuzione di Elimar resta aperta a interrogativi. Il Museo Van Gogh di Amsterdam, principale autorità sull’artista, non ha ancora rilasciato una valutazione ufficiale.
La scoperta di dipinti inediti attribuiti a Van Gogh è sempre accolta con cautela, a causa del mercato delle falsificazioni. Nel 2013, ad esempio, l’opera Tramonto a Montmajour fu autenticata dopo due anni di analisi. Un percorso simile potrebbe attendere Elimar.
Il valore di una scoperta: arte e mercato
Se confermato come autentico, Elimar potrebbe avere un valore di mercato di 15 milioni di dollari. Una cifra che riflette l’interesse per Van Gogh, il cui record d’asta appartiene a Ritratto del dottor Gachet (1890), venduto per 82,5 milioni di dollari nel 1990.
Ma il valore di Elimar non è solo economico: potrebbe riscrivere una pagina della storia dell’arte, offrendo nuove prospettive sulla produzione di Van Gogh e sull’uso della tecnologia nelle autenticazioni.
In attesa di ulteriori conferme, la vicenda di questo dipinto riporta in primo piano il fascino del mistero nell’arte: un’opera dimenticata, un collezionista fortunato, e la possibilità di aver ritrovato un pezzo perduto del genio olandese.