Dai famosi ritratti di Marilyn Monroe, di Che Guevara, di Kerouac, di Marlene Dietrich, Fidel Castro, Sophia Loren, Arnold Schwarzenegger alle fotografie che hanno fatto la storia, come il diverbio tra Nixon e Krusciov, il funerale di Kennedy, il grande match tra Frazier e Alì. Ma anche il famosissimo California Kiss, o quelle più intime e private, come lo scatto della sua primogenita neonata, osservata sul letto dalla mamma. Dal 28 giugno al 21 settembre 2025, Palazzo Bonaparte accoglie Elliott Erwitt. Icons, oltre 80 scatti che hanno la capacità di raccontare l’anima del Novecento di cui il fotografo, membro dal 1953 della storica agenzia Magnum, ha saputo raccontare spirito e leggerezza, pur nei suoi avvenimenti più drammatici.
«Il suo obiettivo ha catturato momenti iconici della storia: il confronto teso tra Nixon e Kruscev, il funerale di Kennedy, il leggendario match tra Frazier e Alì. Ha ritratto miti del nostro immaginario – Marilyn Monroe, Che Guevara, Marlene Dietrich – ma ha saputo anche fermare attimi di straordinaria intimità e sintetizzare in uno scatto sentimenti universali: un bacio rubato nello specchietto retrovisore, lo sguardo di una madre sulla sua neonata, un cane assorto nei suoi pensieri – spiega infatti Biba Giacchetti, curatrice della mostra con l’assistenza tecnica di Gabriele Accornero. – Immagini che attraversano il tempo per divenire iconiche. Ciò che rende unico Erwitt è la sua capacità di intrecciare emozioni e intelligenza, facendoci ridere e commuovere, sorprendendoci con la sua ironia e la sua capacità di cogliere il senso profondo dell’esistenza. Ha immortalato l’assurdo e il surreale con uno sguardo acuto e leggero, trovando sempre in ogni scena una scintilla capace di renderla memorabile».

Una particolare attenzione poi è destinata ai cani, di cui Erwitt apprezzava l’atteggiamento irriverente, libero e svincolato dalle comuni regole che condizionano gli esseri umani. Moltissimi sono gli scatti “dal punto di vista dei cani”, lasciando comparire nelle sue composizioni solo le scarpe o una parte delle gambe dei loro padroni. Erwitt voleva che queste fotografie risultassero buffe e per questo metteva in atto ingegnose strategie, come suonare una trombetta o emettere una specie di latrato, per ottenere dagli animali una reazione il più naturale possibile.
Raccontava lo stesso Erwitt: «Nei momenti più tristi e invernali della vita, quando una nube ti avvolge da settimane, improvvisamente la visione di qualcosa di meraviglioso può cambiare l’aspetto delle cose, il tuo stato d’animo. Il tipo di fotografia che piace a me, quella in cui viene colto l’istante, è molto simile a questo squarcio nelle nuvole. In un lampo, una foto meravigliosa sembra uscire fuori dal nulla».

L’esposizione – visitabile fino al 21 settembre –è prodotta e organizzata da Arthemisia, in collaborazione con Orion57e Bridgeconsultingpro. Main partner della mostra la Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale conFondazione Cultura e Arte e Poema.
