ROMA – A un anno dalla scomparsa del celebre artista colombiano Fernando Botero, Palazzo Bonaparte a Roma ospita una grande mostra di oltre 120 opere che ne ripercorrono la carriera: un viaggio che celebra la sua visione artistica e la sua capacità di reinterpretare il mondo attraverso forme e volumi monumentali.
Nato a Medellín nel 1932, Fernando Botero si avvicina all’arte in giovane età, abbandonando presto i suoi studi da matador per seguire la passione della pittura. Il suo talento viene riconosciuto su scala internazionale già nel 1961, quando il Museum of Modern Art di New York acquista una sua interpretazione della Monna Lisa (Monna Lisa all’età di dodici anni – 1959), segnando l’inizio di un successo che lo porta a esporre in tutto il mondo.
La mia ambizione era di essere un pittore, e soltanto un pittore. Ho cominciato a dipingere a quattordici anni e da allora non c’è stato nulla che sia riuscito a farmi smettere. Vivo con una costante fame d’arte. Aspiro a esplorare i problemi fondamentali della pittura. Non ho mai trovato altro nella vita che mi causi altrettanto piacere.” Fernando Botero
L’inconfondibile stile “boteriano”
Le forme abbondanti e rotonde, così tipiche delle sue opere, diventano presto il suo marchio di fabbrica. Botero crea un linguaggio visivo in cui la monumentalità e l’esuberanza delle forme si combinano con l’uso iperespressivo del colore, trasmettendo un senso di opulenza, vitalità e positività.
Per la critica Mariana Hanstein, “Botero enfatizza costantemente il fatto che nella sua pittura l’esagerazione scatta da un’inquietudine estetica, e svolge una funzione stilistica. Botero è un pittore figurativo, ma non è un pittore realista. Le sue figure sono ancorate alla realtà, ma non la rappresentano. […] Egli usa la trasformazione o la deformazione come simbolo della trasformazione della realtà in arte”.
Un racconto di 60 anni di carriera e il dialogo con l’arte italiana
Curata da Lina Botero, figlia dell’artista, e Cristina Carrillo de Albornoz, l’esposizione si snoda attraverso un percorso di oltre 120 opere tra dipinti, sculture, disegni e acquerelli, alcuni dei quali mai esposti prima. L’allestimento riflette la varietà tecnica con cui Botero ha saputo esprimersi durante la sua lunga carriera.
Tra le opere, spicca Omaggio a Mantegna (1958), un dipinto ispirato alla Camera degli sposi di Andrea Mantegna, mai esposto al pubblico prima d’ora. Quest’opera testimonia anche il forte legame di Botero con l’Italia e la sua ammirazione per i maestri del Rinascimento italiano, che influenzarono profondamente la sua estetica e il suo studio dei volumi.
Botero nutriva un legame particolare con l’Italia, dove visse e lavorò per lunghi periodi. La sua esperienza con i capolavori del Quattrocento italiano fu decisiva nel plasmare la sua arte. La mostra esplora questa relazione presentando opere che rendono omaggio a grandi maestri italiani come Raffaello e Piero della Francesca.
Tra i lavori esposti, ci sono reinterpretazioni di capolavori come la Fornarina di Raffaello e il celebre Ritratto dei coniugi Arnolfini di Jan van Eyck o, ancora, Las Meninas di Velázquez. Opere che mostrano come Botero reinterpretasse la tradizione classica, infondendo nelle sue creazioni uno stile assolutamente personale, in cui le figure sono trasfigurate in una dimensione quasi onirica.
Le tematiche care a Botero
Le tematiche che caratterizzano l’opera di Botero sono molteplici: dall’America Latina alla corrida, dalla religione alla mitologia. La mostra dedica particolare attenzione a questi soggetti, evidenziando come l’artista seppe sempre mantenere un forte legame con le sue radici colombiane, pur abbracciando un linguaggio universale. Il circo, con le sue atmosfere festose ma al tempo stesso malinconiche, è uno dei temi più iconici trattati da Botero.
La sperimentazione con gli acquerelli
Una sezione della mostra è dedicata alla fase sperimentale iniziata nel 2019, quando Botero introduce una nuova tecnica pittorica: gli acquerelli su tela di grande formato. Si tratta di opere delicate, quasi diafane, sintesi della sua produzione artistica, ma anche testimonianza di come l’artista, nonostante l’età, fosse sempre alla ricerca di nuove forme espressive.
Un’eredità senza tempo
Come sottolinea Lina Botero, questa esposizione è un’occasione speciale per celebrare il primo anniversario della scomparsa del padre e il profondo legame che egli nutriva con l’Italia. Per Botero, il nostro Paese fu una seconda patria, un luogo che gli fornì ispirazione e stimoli continui per la sua arte. La mostra “è anche una visione diversa del suo lavoro, che mette in evidenza la maestria con cui Botero ha lavorato con tecniche diverse nel corso della sua carriera artistica” – afferma Lina Botero.
Cristina Carrillo de Albornoz aggiunge: “In Italia, a 20 anni, quando si confrontò con i capolavori del Rinascimento italiano, in particolare Piero della Francesca, Paolo Uccello e Masaccio, con forme massicce e colori straordinari, avvenne la sua “metamorfosi”. Botero si è sempre interessato al volume, fin dai suoi inizi, in modo inconsapevole, ma ha capito la sua trascendenza nell’arte studiando i maestri del Quattrocento italiano”.
Botero ci ha lasciato nel 2023, ma la sua opera, con la sua vitalità e la sua grandezza, resterà per sempre un riferimento fondamentale nel panorama artistico internazionale.
“Ho voluto fortemente questa mostra per rendergli il primo grande omaggio italiano a un anno dalla scomparsa – avvenuta poche settimane dopo quella della sua amata moglie. – Dichiara Iole Siena, Presidente Gruppo Arthemisia – Mostra che ripercorre tutti i temi affrontati da Botero, riunendo le sue opere più importanti e addirittura alcuni inediti di cui si era persa traccia. È un’ottima occasione per conoscerlo, ricordarlo e amarlo come merita“.
Informazioni e prenotazioni
T. + 39 06 87 15 111
www.mostrepalazzobonaparte.it
www.arthemisia.it