Con la mostra “Firenze e l’Europa”, la Galleria degli Uffizi riporta in evidenza un patrimonio a lungo invisibile, aprendo un discorso più ampio sulla funzione del museo nel XVIII secolo e oggi
FIRENZE – Il Settecento non è un secolo marginale nella storia dell’arte europea, ma per molto tempo lo è stato nella percezione museale. In parte perché la sua produzione visiva è apparsa meno “rivoluzionaria” rispetto a quella che la precede e la segue, in parte perché i grandi musei storici, come gli Uffizi, hanno privilegiato altre epoche come fondative del proprio racconto.
Ora, con la mostra “Firenze e l’Europa. Arti del Settecento agli Uffizi” (28 maggio – 28 novembre 2025), a cura del direttore Simone Verde e di Alessandra Griffo, responsabile della Pittura del Settecento, il museo fiorentino riattiva un archivio interno, rimettendo in circolazione circa 150 opere tra dipinti, sculture, porcellane, arredi e oggetti da collezione, molte delle quali non esposte da oltre un decennio.
L’operazione si muove su un terreno duplice: da un lato documenta un periodo segnato da trasformazioni politiche, estetiche e istituzionali; dall’altro interroga la costruzione stessa della memoria museale, mettendo in evidenza il ruolo che gli Uffizi hanno avuto nel passaggio da collezione dinastica a museo moderno.
Il museo in trasformazione: dalle collezioni medicee all’apertura al pubblico
Il Settecento è, per Firenze e per le Gallerie, un secolo di transizione. Con la morte dell’ultima Medici, Anna Maria Luisa, e l’arrivo dei Lorena, mutano le modalità di conservazione, accesso e organizzazione delle opere. L’atto con cui si vincolano i beni della dinastia alla città segna l’inizio di una nuova funzione pubblica delle collezioni: non più espressione di potere, ma risorsa per lo “ornamento dello Stato”. Ed è nel 1769, con Pietro Leopoldo, che gli Uffizi vengono aperti per la prima volta ai cittadini.
La mostra si colloca su questo asse: non solo mette in luce artisti e opere, ma rende leggibile una struttura in trasformazione, in cui il museo inizia a funzionare secondo logiche di accessibilità, ordinamento, selezione.
Ritratti, scuole pittoriche, oggetti di margine
Nel percorso si ritrovano ritratti ufficiali — da Gian Gastone a Cosimo III — accanto a quelli meno formali realizzati da Mengs, Vigée Le Brun, Goya. Ma è interessante come la mostra segnali anche la nascita di una classificazione critica delle opere, attraverso l’influenza dell’abate Luigi Lanzi, autore della Storia pittorica dell’Italia. La ripartizione in scuole regionali (toscana, veneta, emiliana) introduce una griglia interpretativa che anticipa l’impianto moderno della museografia.
Parallelamente, si aprono varchi verso oggetti e linguaggi minori o disallineati: dipinti orientalistici, curiosità esotiche, porcellane cinesi, materiali legati al collezionismo settecentesco. Presenze che disegnano un contesto culturale più ampio del solo canone figurativo, e che mostrano quanto il gusto dell’epoca fosse già contaminato da viaggi, scambi, traduzioni simboliche.
Il restauro in mostra
Tra gli elementi distintivi dell’esposizione, la presenza di un cantiere di restauro attivo. Il Matrimonio mistico di Santa Caterina di Pierre Subleyras, recentemente acquisito dalle Gallerie, viene sottoposto a intervento conservativo direttamente in sala. Una scelta che sottolinea la volontà di rendere visibile il processo, e che suggerisce una visione del museo come spazio di lavoro, non solo di esposizione.

Erotismo, sublime, Grand Tour: frammenti di un secolo plurale
Non manca una sezione dedicata al Gabinetto delle Antichità Erotiche, con sculture a soggetto mitologico o sessuale che rievocano il clima libertino del tempo e la fortuna del nudo nell’immaginario neoclassico. Un altro nucleo si concentra invece sull’estetica del Sublime, con paesaggi estremi, rovine, e fenomeni naturali come il Vesuvio in eruzione dipinto da Thomas Patch, che prefigurano l’immaginario romantico. Infine, le vedute di Canaletto che riportano all’esperienza del Grand Tour.
Vademecum
Firenze e l’Europa. Arti del Settecento agli Uffizi
Curatela: Alessandra Griffo, Simone Verde
Luogo: Firenze, Galleria degli Uffizi
Durata: 28 maggio – 28 novembre