Firenze. A realizzarla fu un contemporaneo del Caravaggio e la tecnica è considerata sopraffina. La copia de “La cattura di Cristo, torna in esposizione a Palazzo Pitti, e diventa la protagonista di un accurato volume che ne ricostruisce l’attento recupero raccontandone allo stesso tempo la storia e i segreti.
La copia, per molto tempo è stata ignorata e ‘snobbata’ dagli studiosi, per essere addirittura allontanata all’inizio del Novecento dalle raccolte di Palazzo Pitti e consegnata in deposito esterno, prima alla Prefettura di Pistoia, poi a Firenze alla Caserma Baldissera dell’Arma dei Carabinieri, per arredarne le sedi istituzionali. Ora, restaurata e sottoposta a studi di esperti e storici dell’arte, la replica della Cattura riemerge dall’oblio: non solo è da oggi esposta nella sala di Berenice di Palazzo Pitti (la stessa dove risplende da qualche giorno, dopo dieci anni di oblio, la Madonna della Gatta di Federico Barocci), ma è diventata anche protagonista di un libro ad essa dedicato (‘La Cattura di Cristo da Caravaggio. Un recupero per le Gallerie degli Uffizi’), curato da Gianni Papi e Maria Sframeli ed edito da Sillabe, che ne ricostruisce la storia e racconta i dettagli del suo recupero.
Grazie alle accurate ricerche che costituiscono il cuore del volume, è stato possibile accertare la provenienza della tela dal castello lorenese di Commercy: dallo stesso luogo, ha svelato la lettura degli inventari, arrivarono molti altri quadri ad arricchire le collezioni granducali fiorentine, primo fra tutti uno dei capolavori di Rubens, I quattro filosofi (esposto nella Galleria Palatina) la cui origine era rimasta finora nell’ombra.
“Una nuova prova della grande generosità e del grande amore per Firenze degli Asburgo-Lorena – spiega il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt – i quali, sia con il trasferimento a Firenze di loro opere di assoluto rilievo dalle loro residenze e anche dalla capitale, Vienna, sia attraverso successive campagne di acquisti d’arte, talvolta di intere raccolte nobiliari, incrementarono il valore degli Uffizi e di Palazzo Pitti in maniera rilevante”.