ROMA – La Cappella Sistina, a partire da lunedì 17 febbraio, per una settimana farà da cornice a uno “uno spettacolo emozionante”, ovvero al “ricongiungimento” completo degli arazzi che Raffaello (Urbino, 1483 – Roma, 1520) disegnò appositamente per questo luogo su commissione di papa Leone X, in un periodo compreso tra il 1515 e il 1519.
Una selezione degli arazzi fu esposta temporaneamente nella Cappella il 14 luglio 2010. Gli arazzi sono infatti abitualmente conservati nella Pinacoteca Vaticana, dove sono esposti a rotazione per ragioni di conservazione.
La Direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, in un intervista al Messaggero ha ricordato che la loro esposizione completa risale al 1983. Jatta ha inoltre spiegato che è stato realizzato un sistema sofisticato di luci, lo stesso che verrà applicato alla nuova Sala VIII dedicata a Raffaello nella Pinacoteca. “La nuova Cappella Sistina sarà visibile dal 17 al 23 febbraio, e quest’ultimo giorno coincide con la domenica ad ingresso libero, scelta con la volontà di condividere con tutti questo evento, soprattutto con i romani” – ha sottolineato la direttrice.
I dieci arazzi, che raffigurano le Storie dei santi Pietro e Paolo tratte dai Vangeli e dagli Atti degli apostoli, furono intessuti a Bruxelles nella bottega di Pieter van Aelst, uno dei più famosi arazzieri del Rinascimento. Si tratta di opere molto importanti anche perché, attraverso gli arazzi, Raffaello ebbe la possibilità di confrontarsi con l’opera di Michelangelo nello stesso ambiente. Gli affreschi della volta della Cappella Sistina risalgono infatti a pochi anni prima.
I cartoni originali degli arazzi sopravvissuti, sette in totale, sono invece conservati al Victoria and Albert Museum di Londra.
Si legge in una nota: “La rievocazione storica che si presenta il 17 febbraio offre per un’intera settimana l’eccezionale opportunità di ammirare nella sede per cui furono pensati e voluti da Papa Leone X tutti gli arazzi di Raffaello conservati nelle Collezioni Vaticane: in omaggio al “divino” Raffaello, ma anche quale suggestiva memoria dell’antica consuetudine di adornare la maggiore Cappella Papale durante le solenni cerimonie liturgiche del lontano passato”.