All’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone di Roma dal 20 giugno Immaginari Rock nell’era del vinile la mostra che racconta come tra la seconda metà degli anni Cinquanta e la fine degli Ottanta, la grafica discografica sia diventata un fenomeno culturale realmente di massa. In mostra oltre 150 copertine di dischi in vinile e quattro opere pittoriche provenienti dalla collezione Dello Schiavo
Chi può pensare ai King Crimson senza vedere subito davanti agli occhi l’urlo spaventoso che ci colpisce dopo aver attraversato una delle copertine più famose del rock? Era il 1969 e fu un giovanissimo Barry Godber l’autore di una delle cover più famose di sempre: In the Court of the Crimson King capolavoro del gruppo. Al pari di quella di questo disco furono innumerevoli le copertine che si trasformarono in pietre miliari nella storia della musica e la mostra Immaginari Rock nell’era del vinile, all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone dal 20 giugno fino al 6 agosto, racconta proprio, grazie al percorso espositivo curato da Stefano Dello Schiavo, come tra la seconda metà degli anni Cinquanta e la fine degli Ottanta, la grafica discografica sia diventata un fenomeno culturale realmente di massa.


Ben lontana dall’essere una forma espressiva riservata a pochi appassionati, l’arte di decorare le copertine che sarebbero diventate immagine e simbolo di un gruppo o di un performer ha saputo infatti influenzare mode, stili e immaginari di intere generazioni, raggiungendo pubblici diversi per età, provenienza e condizione sociale. La mostra, promossa dalla Fondazione Musica per Roma, conclude così il percorso espositivo iniziato con Synchronicity. Record Covers by Artists (2010), dedicata alle copertine firmate da artisti visivi e Grandi fotografi a 33 giri (2012), incentrata sulle cover realizzate da celebri fotografi, portando a compimento la riflessione su una delle forme d’arte più apprezzate e collezionate, soprattutto nell’era in cui il 33 giri garantiva un impatto visivo dato dalle dimensioni del disco stesso che in qualche modo si è poi affievolito negli anni con l’avvento del cd con le sue dimensioni ridotte e meno impattanti.
In mostra oltre 150 copertine di dischi in vinile e quattro opere pittoriche
«Il percorso espositivo si concentra sul periodo di massimo splendore del vinile e si articola in sezioni tematiche e autoriali che mettono in luce la creatività dei graphic designer italiani e internazionali – Mario Convertino, Cesare Monti, Gianni Sassi Roger Dean, Rick Griffin, Martin Sharp – e di studi affermati come Hipgnosis, a cui si devono alcune delle cover più iconiche della storia del rock – spiega il curatore che per questa terza mostra ha selezionato oltre 150 copertine di dischi in vinile e quattro opere pittoriche provenienti dalla collezione Dello Schiavo – Fino al 1964 la grafica rock si era caratterizzata per una elaborazione formale meno raffinata rispetto a quella della musica classica e jazz. È a partire dalla metà degli anni Sessanta che si assiste a una svolta decisiva: le band iniziano a considerare la copertina come parte integrante del messaggio musicale e a sviluppare un’identità visiva coerente con il proprio stile sonoro».



Nasce così una stretta connessione tra musica e immagine, testimoniata dalle copertine psichedeliche, hippy e visionarie dei Beatles, dei Rolling Stones o dei Grateful Dead e di altri protagonisti della scena internazionale e della controcultura, anch’essi presenti in mostra. «Un fenomeno di convergenza tra linguaggio musicale e ricerca grafica che si intensifica nel decennio successivo, trovando una delle sue espressioni più radicali nell’estetica punk dei Sex Pistols, di Richard Hell o degli X-Ray Spex». Poi, ovviamente, c’è l’avvento del punk. Quando, a metà degli anni ’70, il movimento esplode negli Stati Uniti e nel Regno Unito, con l’atteggiamento di rifiuto e ribellione verso la società e la cultura dominante che lo caratterizzò, riesce ad imprimere «una svolta radicale nella storia del design musicale, trasformando la copertina in uno spazio di dissenso visivo e di sperimentazione politica, in aperta opposizione alle logiche dell’industria culturale». Per questo, secondo il curatore «In questo nuovo contesto, la copertina si configura sempre più come un territorio ibrido, capace di attrarre autori provenienti da ambiti contigui ma autonomi, come il fumetto d’autore. Figure come Robert Crumb, Guido Crepax, Hugo Pratt e Andrea Pazienza, tra gli altri, riconoscono nel supporto discografico una piattaforma ideale di espressione, un laboratorio grafico in cui linguaggio musicale e narrazione visuale si intrecciano in forme spesso audaci».

La mostra all’Auditorium Parco della Musica, accanto alle copertine in esposizione, propone anche alcune opere pittoriche che evidenziano lo scambio tra grafica musicale e arti visive contemporanee. «L’influenza è reciproca: i graphic designer guardano con interesse alle avanguardie artistiche, mentre molti artisti si ispirano alle atmosfere e alle iconografie delle cover. Ne sono esempi emblematici le opere di Pablo Echaurren, Giuseppe Tubi e Prof. Bad Trip, anch’esse in esposizione».
Orari:
Apertura tutti i giorni dalle 17.30 alle 21.30
Ingresso libero
Info su www.auditorium.com