Un incontro tra archeologia, diritto e criminologia per comprendere il fenomeno del saccheggio dei beni culturali
VITERBO – In bilico tra la figura romantica del cercatore di tesori e quella, ben più concreta, del responsabile della sottrazione e dispersione della memoria collettiva. È a partire da questa ambivalenza che prende forma il convegno nazionale “Il tombarolo: assassino della storia o maschera popolare”, in programma venerdì 11 aprile 2025, dalle 15.30 alle 18.00, nella Sala Assemblee della Fondazione Carivit a Palazzo Brugiotti, in Via Cavour 67, a Viterbo.
L’iniziativa – organizzata dal Centro per gli Studi Criminologici, istituto culturale del Ministero della Cultura e ente accreditato dalla Regione Lazio – segna l’avvio della V edizione della Scuola Biennale di Alta Formazione in Archeologia Giudiziaria® e Crimini contro il Patrimonio Culturale. Al centro della riflessione, il fenomeno del traffico illecito di beni archeologici e il ruolo, controverso e per certi versi mitizzato, dei tombaroli.
Dal saccheggio clandestino alla tutela consapevole
Storia, diritto, archeologia e criminologia si intrecciano in un pomeriggio di studi che vedrà la partecipazione di esperti di alto profilo, tra cui Andrea Natali, direttore della Scuola di Alta Formazione e autore del Manuale di Conservazione dei Beni Culturali, e Fabrizio Ballarini, avvocato e presidente del Comitato Scientifico della stessa Scuola. A questi si affiancano Claudio Mariani, avvocato criminologo e direttore dell’Area Criminologia del CSC, il Col. Paolo Befera, comandante del Reparto Operativo del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, e Vincenzo D’Ercole, già funzionario archeologo del MiC e docente universitario.
L’incontro si propone di stimolare una riflessione più ampia sul valore dell’archeologia scientifica e sulla necessità di rafforzare la cultura della tutela, anche attraverso strumenti divulgativi accessibili a un pubblico ampio. «La divulgazione scientifica è il primo strumento di difesa del nostro patrimonio», sottolinea Marcello Cevoli, presidente del CSC, «perché rende condivisibile un sapere che altrimenti resterebbe appannaggio di pochi».
Il convegno, a ingresso libero, gode del patrocinio di Prefettura, Regione Lazio, Provincia e Comune di Viterbo, oltre che della Fondazione Carivit, a conferma dell’attenzione istituzionale verso una tematica che tocca in profondità l’identità culturale del territorio.
CSC – Centro per gli Studi Criminologici
Istituto Culturale del Ministero della Cultura