MADRID – Vasilij Kandinsky (Mosca 1866 – Neuilly-sur-Seine, Francia, 1944) è inestricabilmente legato alla storia della Fondazione Guggenheim, creata a New York nel 1937, più di qualsiasi altro artista. Nel 1929, infatti, l’industriale e fondatore del museo, Solomon R. Guggenheim, inizia a collezionare le opere del pittore che conoscerà l’anno successivo alla Bauhaus di Dessau.
La grande retrospettiva “Kandinsky”, a cura di Megan Fontella, ospitata dal 20 novembre al Museo Guggenheim Bilbao, illustra l’evoluzione completa della carriera dell’artista, suddivisa in quattro sezioni, in relazione anche ai vari soggiorni tra Russia, Francia, Germania, che ripercorrono i periodi chiave della sua parabola artistica.
Kandinsky, nel suo impegno per liberare la pittura dai suoi vincoli con il mondo naturale, scopre una nuova tematica basata esclusivamente sulla ”necessità interiore” dell’artista. Per il pittore questo sarà il fondamento che lo accompagnerà nel corso di tutta la sua vita. Nella sua opera “Lo spirituale nell’arte”, che ha cambiato la storia della pittura, Kandinsky scriveva infatti: “Un dipinto non è che uno scrigno di emozioni che vanno sentite con il cuore, più che con la testa o con gli occhi. Un’opera d’arte è al contempo colori, poesia e musica. È tutto ciò che ci dà emozione. L’arte è emozione pura”.
La mostra dunque, soffermandosi sull’evoluzione artistica di Kandinsky, prende le mosse dal periodo giovanile, quando il pittore si trova a Monaco di Baviera e inizia a esplorare le possibilità espressive del colore e della composizione. Obbligato ad abbandonare improvvisamente la Germania, a causa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale nel 1914, l’artista torna nella natia Mosca, dove il suo linguaggio pittorico inizia a riflettere gli esperimenti utopici dell’avanguardia russa. Negli anni successivi Kandinsky entra a far parte del corpo docente della scuola tedesca di arte e design, Bauhaus, con cui condivide la convinzione che l’arte ha la capacità di trasformare le persone e la società. Obbligato nuovamente ad abbandonare la Germania sotto la pressione nazista nel 1933, Kandinsky si trasferisce nella periferia di Parigi, dove il suo itinerario artistico, sotto l’influenza del Surrealismo e delle scienze naturali, volge verso una iconografia biomorfa.