ROMA – Sta facendo molto discutere in questi giorni la proposta di Carlo Calenda, candidato sindaco di Roma per il centrosinistra, relativa alla revisione dell’attuale sistema museale romano. Una proposta che ha sollevato un turbinio di polemiche e che è stata bocciata inesorabilmente dal mondo della cultura.
La proposta di Calenda
Calenda solleva una serie di critiche. Sostiene, ad esempio, che per un turista o uno studente che volesse comprendere la storia di Roma, esistono diverse difficoltà. Dovrebbe infatti “visitare 7 musei diversi, distanti chilometri tra loro. Per andare dai musei Capitolini al Museo Nazionale Romano a Palazzo Massimo ci vogliono 20 minuti. Per andare dai musei Capitolini a quello della Civiltà Romana, unico con contenuti didattici chiuso da anni, impiegherebbe 47 minuti”.
Calenda aggiunge poi che “i musei Capitolini non sono un museo, nel senso moderno del termine, ma una raccolta di collezioni esposte in modo confuso e inintelligibile”. “La scarsa capacità attrattiva del circuito dei musei romani – sottolinea ancora – si riflette nel numero di visitatori”. Evidenzia, inoltre che “l’assetto attuale purtroppo risponde più alle esigenze dei professionisti della cultura che non a quelle dei cittadini, italiani e non, a cui viene negato il diritto all’accesso al più importante dei beni pubblici, la cultura”.
Per questo motivo Calenda propone di “affidare tutta l’area archeologica dei Fori e del Palatino alla sovrintendenza nazionale. Preparare un ambizioso piano degli scavi e lavorare sulla fruibilità di quanto gia scavato e consolidato”. In secondo luogo di “unificare le collezioni romane di Palazzo Altemps, Palazzo Massimo, Musei Capitolini e Museo della Civiltà Romana, dando vita al Museo Unico Romano. Riteniamo che questo museo debba essere localizzato nei palazzi del Campidoglio (palazzo senatorio incluso). Un percorso museale completo, moderno e fruibile che diventi la destinazione naturale di chi vuole conoscere la storia romana”. Propone infine l’unificazione della pinacoteca dei Musei Capitolini con quella di Palazzo Barberini “in modo da concentrare le opere pittoriche di rilievo internazionale in un unico sito”.
L’idea che non piace al mondo della cultura
La proposta di Calenda è stata decisamente bocciata dal mondo della cultura e non solo. “Creare a tavolino un Grande Museo non ha senso – dice la storica dell’arte Rita Borioni – a meno di non pensare di razziare opere da altri Musei. La ragione per cui i Musei Capitolini non posso avere lo stesso appeal dei Musei Vaticani, non dipende dalle loro dimensioni, ma dal fatto che non ci sono la Sistina di Michelangelo, le Stanze di Raffaello, il Lacoonte”.
In un post su Facebook, Lorenza Fruci, Assessora alla Crescita Culturale di Roma, ha scritto: “Ritengo la proposta di creare un Museo Unico Romano avanzata dal candidato Sindaco Carlo Calenda una semplice provocazione da campagna elettorale e non un progetto serio. Accolgo comunque la provocazione ricordando banalmente che Roma è già museo a cielo aperto, essendo nella lista del Patrimonio Mondiale, con il ‘centro storico’ dichiarato sito Unesco”. Fruci aggiunge: “esiste già un museo di Roma Capitale che celebra la storia della città antica. È il Museo della Civiltà Romana, chiuso da qualche tempo per interventi di risanamento strutturale e di adeguamento alle norme di sicurezza, per il quale sono stati appena stanziati altri 18 milioni di euro dall’Unione Europea. Fanno parte del progetto ‘Caput Mundi’, presentato da più istituzioni, finanziato per un totale di 500 milioni di euro, di cui circa la metà sono destinati a Roma Capitale. Una buona notizia per la nostra città. Grazie al lavoro congiunto tra l’Assessorato alla Crescita Culturale e la Sovrintendenza, con i fondi del PNRR già stanziati dal Ministero del Turismo, la città tornerà a fruire del Museo della Civiltà Romana, luogo caro, soprattutto, ai romani”. Fruci sostiene inoltre che la proposta di Calenda parta da un assunto esterofilo “in base al quale dobbiamo necessariamente ispirarci ad altre città, come Parigi o Londra”. Rispondendo alla critica sui Musei Capitolini, l’Assessora ricorda che “non sono paragonabili al Louvre per storia, collezioni e museologia, e tanto meno ha senso basare un confronto tra musei sui metri quadrati su cui si sviluppano”. Al contrario – aggiunge – “va caratterizzato ancora di più ognuno dei musei civici, anche con un direttore per ogni museo, diversificandone l’offerta, garantendo così per ognuno un’esperienza di visita unica. Per poi metterli in rete e implementare i percorsi tematici”.
Il Codacons, in una nota, sostiene che la proposta di Calenda sia “assurda”. “L’idea di un museo enorme – si legge – pieno zeppo di opere, busti, statue, frammenti, reperti in bronzo, marmo, iscrizioni, monete, dipinti, oggetti d’uso, ‘Er Museone’ con chilometri e chilometri di archeologia concentrata, virtualmente invisitabile per i turisti – che rimarrebbero forse per giorni prigionieri di una simile struttura, e settimane in fila per accedervi – non si realizzerà, ovviamente, mai: e va bene così”.
Secondo Vittorio Sgarbi si tratta invece di “una buona idea”
A sorpresa, ad offrire un assist a Calenda è il critico d’arte Vittorio Sgarbi, il quale ha definito “snob gli schizzinosi che contrastano Calenda”. “Roma – spiega il critico – deve essere un museo continuo, senza divisioni di proprietà comunali e statali e private, visitabile con un solo biglietto“ La proposta – aggiunge – è ottima: non si tratta di spostare opere, ma di ‘federare’ i musei di enti e Stati diversi”. Secondo Sgarbi “un solo biglietto, un pass, deve offrire le chiavi di Roma, deve dar diritto, in una settimana, ad aprire ogni porta. Si deve vendere con i soggiorni negli alberghi, e deve consentire di aprire ogni porta. Roma è un solo museo, miracolosamente articolato, non un accumulo di conquista come il Louvre”. “I talebani dei musei – conclude il critico – la finiscano di difendere i loro orti, bocciando idee grandi e nobili. Sono piccoli burocrati, scolastici e nemici del popolo”.