ISTANBUL – Nel corso della 40esima sessione dell’Unesco World Heritage Committee, in corso a Istanbul, dal 10 al 20 luglio, sospesa durante il tentato golpe militare del 16 luglio scorso, tra l’elenco dei siti presi in esame dal comitato, per l’inserimento nella lista di quelli Patrimonio dell’Umanità, figurano ben 17 opere di Le Corbusier, l’architetto, pittore e scultore considerato il più influente rappresentante del Movimento Moderno e uno dei padri dell’urbanistica contemporanea. Si tratta di lavori che coprono mezzo secolo di attività e che sono ospitati in sette Nazioni: Francia, Svizzera, Belgio, Germania, Argentina, Giappone e India.
“Homme de lettres” come amava definirsi, Le Corbusier, il cui vero nome era Charles-Edouard Jeanneret, era nato in Svizzera nel 1887 e naturalizzato francese negli anni Trenta. Riconosciuto a livello planetario come genio multiforme, riuscì a dar vita a un linguaggio architettonico, capace di rompere totalmente con il passato, rispondendo perfettamente alle esigenze della società moderna. Fu pioniere nell’uso del cemento armato e attraverso questo realizzò abitazioni pratiche e funzionali. Tre i punti cardine del suo stile: i pilastri, il tetto a terrazza e la ‘finestra a nastro’ per permettere una maggiore illuminazione e il contatto più diretto con l’esterno.
Tra le 17 opere di Le Corbusier inserite da Comitato come Patrimonio dell’Umanità ci sono: la Villa Le Lac in riva al lago Lemano, a Corseaux, e l’Immeuble Clarté a Ginevra, nella sua Svizzera. La Cité radieuse di Marsiglia, la Villa Savoye del 1928 a Poissy, nella regione parigina, l’esempio più conosciuto del cubismo architettonico, e la cappella di Notre-Dame du Haut (1950), a Ronchamp, nell’est della Francia, realizzata secondo i canoni dell’architettura brutalista. Poi ancora il Campidoglio di Chandigarh, nell’India settentrionale, il Museo nazionale d’arte occidentale a Tokyo e La Plata, una delle più celebri residenze private argentine commissionate dal chirurgo Pedro Curutchet.