Testimone della città, della memoria, della luce, il fotografo napoletano Mimmo Jodice, uno dei maestri indiscussi della fotografia italiana del secondo Novecento è morto nella serata del 28 ottobre all’età di 91 anni. Nato a Napoli, nel Rione Sanità, il 29 marzo 1934, iniziò a scattare alla fine degli anni Cinquanta, in un periodo di profonda trasformazione sociale per l’Italia. Fin dagli esordi, il suo sguardo si è distinto per una capacità rara: quella di indagare spazio e tempo con un linguaggio visivo capace di unire memoria classica e modernità, il tempo sospeso e la vitalità del paesaggio mediterraneo. Nel passaggio tra XX e XXI secolo, l’opera di Mimmo Jodice resta sorprendentemente attuale. Il suo modo di osservare l’architettura, la luce, la città e la memoria anticipa molte delle tendenze della fotografia contemporanea: dall’esplorazione degli spazi urbani come luoghi della memoria collettiva, all’attenzione per la temporalità e l’assenza dell’uomo.
Il bianco e nero come linguaggio dell’anima
Jodice ha fatto dell’uso rigoroso del bianco e nero la sua cifra stilistica, non soltanto una scelta estetica ma una vera e propria forma di pensiero. Le sue immagini evocano forme antiche, sculture, rovine, decadenza e rinascita, trasformando il visibile in metafora del tempo.
Nel contesto della fotografia contemporanea, dominata dal colore e dal digitale, la sua opera si è imposta come riflessione sul rapporto fra visibile e invisibile, sulla fotografia intesa non come documento ma come stratificazione della memoria.
Il Mediterraneo e la città: luoghi universali
Uno dei nuclei centrali della sua produzione è il Mediterraneo. Nelle sue immagini, il mare, le isole e le vestigia delle civiltà antiche dialogano con il presente, diventando luoghi di riflessione sull’origine e sulla continuità della cultura.
Le città, e soprattutto Napoli, non sono semplici sfondi ma spazi in cui arte, memoria e vita quotidiana si intrecciano. Con questo approccio, Jodice ha contribuito a costruire un immaginario fotografico che unisce locale e globale, radici e contemporaneità, aprendo una strada seguita da molti autori internazionali.
Maestro e innovatore
Dal 1970 al 1994 Jodice è stato docente all’Accademia di Belle Arti di Napoli, formando intere generazioni di fotografi e artisti. Parallelamente, le sue opere hanno viaggiato nel mondo, esposte in musei come il Philadelphia Museum of Art e la Maison Européenne de la Photographie di Parigi.
Grazie a lui, la fotografia italiana ha acquisito una nuova autorevolezza sulla scena internazionale, riconosciuta non solo per la sua bellezza formale ma per la profondità concettuale delle sue visioni.








