GENOVA – Nel 1925 usciva, in mille copie, una delle raccolte poetiche destinate a segnare l’intero Novecento. Oggi, a un secolo di distanza, Ossi di seppia di Eugenio Montale continua a generare riflessioni, visioni, letture. Palazzo Ducale di Genova ospita una mostra che si confronta con quella raccolta fondativa non attraverso un’operazione nostalgica, ma attraverso un esercizio visivo di reinterpretazione e scavo. Al centro, il lavoro di tre fotografi italiani – Iole Carollo, Anna Positano e Delfino Sisto Legnani – chiamati a dialogare con i paesaggi e le tensioni che animano l’universo montaliano.
Promossa dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori in collaborazione con Electa e Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, la mostra raccoglie 99 scatti originali ispirati ai luoghi simbolici degli Ossi, tra Liguria, paesaggi urbani e frammenti naturali. Il centesimo scatto è un’icona: Eugenio Montale ritratto con la sua upupa da Ugo Mulas, in una fotografia che condensa tutta la tensione tra biografia e simbolo, tra presenza e distanza.

Paesaggi in frantumi e visioni inquiete
Le fotografie esposte costruiscono un racconto fatto di vuoti, segni, sospensioni, in cui il paesaggio smette di essere fondale per diventare corpo sensibile, superficie instabile. La natura evocata dai versi di Montale viene interrogata visivamente come materia mobile, mai del tutto riconciliata con lo sguardo umano. Scogli, arbusti, profili urbani, dettagli marini: ogni elemento diventa frammento, spia di una frattura, traccia di una memoria stratificata.
“Nulla è mai integro, nulla è mai fermo” sembra suggerire il percorso visivo. Proprio come nei versi degli Ossi, dove l’aridità e la povertà del paesaggio diventano cifra di una condizione esistenziale e conoscitiva.
Le tecniche scelte dai tre artisti – dallo sfocato analogico ai materiali traslucidi, fino a un uso lirico della composizione – rifiutano qualsiasi forma di illustrazione letterale, preferendo invece l’evocazione, la distanza, la possibilità di uno spazio interpretativo.

Documenti, prime edizioni, Nobel: un’altra storia visiva
A corredo delle immagini, un ricco apparato documentario riporta il visitatore alla dimensione storica dell’opera. Edizioni originali, fotografie d’epoca, materiali provenienti dalla Fondazione Mondadori e dalla collezione privata di Beppe Manzitti tracciano una linea che dagli anni Venti conduce al 1975, quando Montale ricevette il Premio Nobel per la Letteratura.
La sezione dedicata al Nobel si affida alle immagini di Domenico Porzio, che accompagnò Montale all’Accademia di Svezia, e agli articoli pubblicati dal settimanale Epoca. Un racconto per immagini che restituisce la tensione tra l’uomo appartato e la dimensione pubblica del riconoscimento internazionale, in un gioco di simmetrie che lega idealmente il 1925 al 1975, la parola al documento, la voce al ritratto.

La poesia come frizione, la fotografia come possibilità
Come sottolinea Paolo Verri, direttore generale della Fondazione Mondadori, questa mostra nasce anche dal desiderio di ripensare Montale non solo come poeta, ma come autore profondamente connesso alla forma-libro, al dispositivo editoriale, alla materia stessa della stampa. Non a caso, lo Specchio Mondadori fu la sua casa editoriale, il luogo tipografico e umano di un’intera traiettoria poetica.

Per Ilaria Bonacossa, direttrice di Palazzo Ducale, si tratta di un progetto capace di valorizzare la Tradizione attraverso sguardi nuovi, un’operazione culturale che agisce sulle linee del tempo, generando interferenze, risonanze, rilanci.
“Ho cercato di ripercorrere gli archetipi paesaggistici evocati dalle poesie, ragionando sul lessico e sulle figure retoriche per generare atmosfere coerenti con la poetica montaliane”, scrive Anna Positano, la cui ricerca si concentra sul dettaglio come soglia tra visibile e interiore.
Iole Carollo indaga invece il concetto di frammento come chiave per leggere il paesaggio e la memoria, esplorando un legame originario con la natura che si corrompe nel tempo, lasciando l’essere umano in una condizione di alterità.
Per Delfino Sisto Legnani, il dispositivo fotografico diventa un gesto ellittico: sfocature, sovrapposizioni e trasparenze rimandano a quella poetica dell’interruzione che è cifra inconfondibile della scrittura montaleana.
Una tappa anche al Salone del Libro
Il progetto avrà una sua declinazione anche al Salone Internazionale del Libro di Torino, in programma dal 15 al 19 maggio 2025, dove la Regione Liguria dedicherà il proprio stand proprio a Eugenio Montale e al centenario degli Ossi di seppia. Una presenza che rilancia la risonanza pubblica dell’iniziativa, ampliandone gli orizzonti oltre la città di Genova.
Vademecum
13 maggio – 29 giugno 2025
Meriggiare pallido e assorto.
Eugenio montale: 100 immagini per i 100 anni di Ossi di Seppia
Fotografie di Iole Carollo, Anna Positano, Delfino Sisto Legnani
Palazzo Ducale di Genova, Sottoporticato
a cura di Ilaria Bonacossa e Paolo Verri con Michela Murialdo.
Una co-produzione a cura di Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura ed Electa.
Catalogo
Electa
Orari
Da martedì a domenica, ore 11-19
Chiuso il lunedì
Ingresso libero