RAVENNA – Il Museo Nazionale di Ravenna da tempo non registrava un numero tanto elevato di ospiti. La mostra “Il mestiere delle arti. Seduzione e bellezza nella contemporaneità” è stata invece davvero ben accolta dal pubblico, anche se come sottolinea la direttrice del Museo, Emanuela Fiori “è troppo presto per poter parlare di partita vinta”. “E’ però oggettivo – continua Fiori – l’incremento numerico importante di pubblico e la positività dei giudizi che i visitatori hanno voluto lasciare nei nostri libri per gli ospiti. Sono segnali che premiano una mostra che, per molti versi, è corretto definire come coraggiosa”. “Coraggiosa perché, per la prima volta in modo ampio, questa mostra cerca di assottigliare, se non abbattere, il secolare muro che, a partire dal Rinascimento, contrappone le cosiddette arti maggiori a quelle minori, annoverando nelle prime la scultura e la pittura, e relegando ad un ruolo secondario, ad artigianato, oreficeria, mosaico, ceramica e tutto il resto. Come se un artista fosse tale se mette mano ad un quadro, mentre perde lo status e la qualità di artista quando, ad esempio, crea una ceramica” – conclude la direttrice.
La mostra è stata anche l’occasione per avvicinarsi al Museo Nazionale ravennate, portando molti a scoprire un museo inatteso e la prestigiosa sede dell’ex monastero benedettino di San Vitale che lo accoglie.
Un Museo che per certi versi va di pari passo con la mostra perché, accanto agli affreschi trecenteschi di Pietro da Rimini, alle tele raccolte dai Camaldolesi nei secoli di loro permanenza nel monastero, propone una ricchissima sequenza di esempi di arte classificata come “minore” ma che minore proprio non lo è: reperti lapidei di epoca romana, paleocristiana, bizantina, romanica, gotica, rinascimentale e barocca. Oltre a mosaici e materiali archeologici, provenienti in particolar modo dal territorio di Classe, e a bronzi, placchette, avori, icone, armi e armature, ceramiche. Opere di tale rilevo e bellezza che certo non possono essere ritenute “figlie di un dio minore”.
La mostra, che resterà visitabile fino al 26 maggio 2019, è promossa e organizzata dal Polo Museale dell’Emilia Romagna, diretto dal dottor Mario Scalini, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di e la collaborazione di Ravenna Antica.