VERONA – La pinacoteca del Museo di Castelvecchio si è arricchita di una nuova opera. Si tratta del dipinto Allegoria del battesimo di Andriana Verona Ferro di Paolo Farinati (Verona, 1524) datato 1558, che ha la particolarità di essere firmato e datato dall’autore.
La tela è stata acquistata nel gennaio 2021 dal Ministero della Cultura che ha accolto la candidatura del Museo di Castelvecchio come sede per la sua esposizione, in deposito dalla Direzione regionale Musei del Veneto, Museo di Palazzo Grimani di Venezia.
L’opera è una delle più famose e importanti del catalogo di Paolo Farinati. Fu commissionata a Farinati dal Comune di Verona, nell’anno 1558, per onorare il capitano veneto Girolamo Ferro in occasione della nascita della figlia Andriana. Si tratta quindi di un’opera celebrativa dell’istituzione cittadina e del governo della Serenissima.
Il dipinto raffigura una giovane donna dal viso dolce che siede come la mitica Europa sul toro bianco. Allo scollo della sopraveste rosa su un grande medaglione in oro spicca il leone di San Marco. La donna, che personifica la città di Verona, sorregge una neonata avvolta in fasce e pronta a ricevere sulla testina rivolta verso il basso l’acqua battesimale che angeli bambini dall’alto dei cieli sono pronti a versare. Il battesimo si svolge sulle rive dell’Adige e in prospettiva si scorgono alcuni elementi caratterizzanti del paesaggio della città: l’Arena e il colle, con i due antichi castelli di San Pietro e San Felice. Il fiume è personificato da un giovane nudo che si appoggia ad un’anfora da cui sgorgano le acque e sorregge balle di panni e botti, allusione ai traffici che transitano lungo il suo corso. L’allegoria di Verona è combinata con quella del battesimo della neonata che porta un nome quasi omonimo della città, si chiama infatti Andriana Verona Ferro.
«La composizione – ha spiegato Francesca Rossi, direttore dei Musei Civici – costituisce un rarissimo documento nel genere della veduta in Veneto alla metà del Cinquecento e ha il grande pregio di restituire la fisionomia del paesaggio urbano scaligero – con l’Arena, il fiume e i due antichi castelli di San Pietro e San Felice sul colle – prima alla radicale trasformazione subìta dalla riva sinistra dell’Adige dall’età napoleonica in avanti, che comportò, tra le altre, la perdita delle due storiche fortificazioni militari che dominavano la collina».
L’opera è esposta nella Galleria Dipinti di Castelvecchio in una sala appositamente e filologicamente riordinata per creare un dialogo con opere di altri artisti veronesi e dello stesso Farinati, tra cui la tela vicina per datazione con Cristo mostrato al popolo e due terracotte dipinte con San Paolo e Sant’Antonio Abate, nell’allestimento scarpiano valorizzato da un recente intervento di efficientemento energetico e di aggiornamento dell’impianto di illuminazione, che consente di esaltare con grande vivezza dalle pareti i valori cromatici dei dipinti.