ROMA – Ha preso il via il 1° aprile, nella Biblioteca della Camera dei Deputati Nilde Iotti di Palazzo San Macuto a Roma, il tour internazionale della mostra Palermo rifiorisce con Santa Rosalia. Un itinerario visivo che affonda le radici nella tradizione del Festino e si apre a nuove geografie, grazie al coinvolgimento degli Istituti Italiani di Cultura di Pechino, Londra e Valletta.
Il progetto nasce come prosecuzione ideale delle celebrazioni per i 400 anni dal ritrovamento delle spoglie della Santuzza, avvenuto nel 1624 sul Monte Pellegrino. Una ricorrenza che, nel 2024, ha assunto un valore simbolico rinnovato, culminando in un’edizione del Festino che ha conquistato i vertici del BEA World Grand Prix – secondo posto nella categoria Cultura, terzo in assoluto tra gli eventi mondiali.
Il culto, l’immagine, la memoria
Le 27 fotografie in mostra, selezionate attraverso un concorso bandito dal Comune di Palermo, restituiscono un ritratto corale e contemporaneo della città. Gli scatti – firmati da fotoreporter e professionisti – costruiscono una narrazione non oleografica della devozione popolare, mettendo in luce la stratificazione simbolica del Festino: tra sacro e spettacolo, tradizione e regia artistica, spiritualità e comunicazione pubblica. A firmare la direzione artistica dell’evento 2024 è stato Marco Balich, nome che ha saputo orchestrare la sacralità del rito e la potenza del linguaggio visivo.
A completare l’allestimento, due video: uno realizzato da Albamedia durante il Festino e un secondo – firmato Aerial Film Studios – che propone una Palermo vista dall’alto, tra scorci barocchi e intensità architettoniche, evocando l’idea di una città sospesa tra cielo e terra, proprio come il culto della sua patrona.
Un rito che diventa linguaggio culturale
L’iniziativa è promossa dalla Commissione Cultura della Camera dei Deputati, su impulso del Comune di Palermo e con il sostegno della Città Metropolitana. Curata da Sandro Follari, Maria Francesca Martinez Tagliavia (direttrice della GAM di Palermo), Valentina Falletta e Claudia Giocondo, l’esposizione è organizzata da Civita Sicilia e si avvale della collaborazione di una rete ampia di istituzioni, tra cui l’Autorità Portuale della Sicilia Occidentale e l’Ordine dei Giornalisti di Sicilia.

Il valore dell’operazione risiede nella capacità di trasformare una celebrazione locale in piattaforma di racconto internazionale. Come sottolinea l’assessore alla Cultura Pietro Cannella, si tratta della prima volta in cui Santa Rosalia “esce” simbolicamente dai confini regionali, per proporsi come figura universale, attraverso un progetto che ambisce anche alla candidatura del Festino come patrimonio immateriale UNESCO.
Dal Monte Pellegrino al mondo
La mostra rilegge il rapporto tra territorio, immaginario collettivo e patrimonio immateriale. Santa Rosalia – come ricordato da Federico Mollicone e Giorgio Mulè – diventa emblema di un’identità stratificata, capace di rinnovarsi nei linguaggi della contemporaneità. Il Monte Pellegrino, un tempo consacrato alla dea punica Tanit, si fa scenario di un culto che oggi parla al mondo, non come dunque come colore locale, ma come forma vivente di cultura.